Altro che coppa, quella conchiglia è un vero e proprio strumento a fiato e suona ancora oggi. Un nuovo pezzo dell’orchestra preistorica dei nostri antenati, che si aggiunge ai già noti flauti e fischietti. Qualcosa di unico nel panorama musicale preistorico del Paleolitico, forse a livello mondiale. Così infatti scrive il team di ricercatori che oggi sulle pagine di Science Advances presenta la conchiglia-corno, vecchia di circa 18 mila anni.
Quella conchiglia è tutt’altro che una nuova scoperta: la si conosce dagli anni Trenta del secolo scorso, e sebbene anche allora venne descritta come una scoperta eccezionale, ricordano i ricercatori, solo oggi è chiara appieno la sua eccezionalità. Allora infatti venne creduta una coppa cerimoniale (“una coppa dell’amore”) ma le analisi compiute di recente, comprese indagini di tomografia computerizzata, hanno rivelato ben altro. La conchiglia del mollusco Charonia lampas proveniente dalla grotta di Marsoulas (Francia) presenta infatti delle modifiche e delle lavorazioni che presumibilmente ne plasmarono l’utilizzo come corno. Ma non solo: è anche decorata, come hanno mostrato le analisi delle immagini digitalizzate.
Secondo quanto messo insieme dai ricercatori, all’epoca la conchiglia venne lavorata per smussarne la parte esterna, e per eliminare le parti apicali, creano un’apertura che i ricercatori escludono possa essere stata accidentale. Anzi: il ritrovamento in prossimità di questa apertura di tracce di materiale scuro organico (forse cera o resina) lascia pensare che qui venisse posto una sorta di bocchino per suonare la conchiglia, in maniera più comoda e senza danneggiarsi le labbra, in modo simile a quanto osservato in altre conchiglie musicali più recenti, spiegano gli autori.
Infine sono presenti sulla parte interna della conchiglia delle tracce di decorazioni rossastre, probabilmente realizzate con le impronte delle dita, coordinate a quelle che abbelliscono il bisonte che si trova nella grotta di Marsoulas. Come se, scrive il team di Carole Fritz dell’Université de Toulouse, esistesse un legame simbolico tra le due, con una funzione sociale probabilmente.
Ma soprattutto, quella conchiglia può suonare ancora, come ha mostrato l’esperimento condotto grazie a un musicista esperto di strumenti a fiato (do, re e do diesis le note riconoscibili). “Questo straordinario maufatto archeologico è un reperto multisfaccettato: è uno strumento musicale, un oggetto di prestigio decorato, e un simbolo dell’oceano e dei contatti su lunghi distanza sulla costa atlantica e la Cantabria”, concludono gli autori.
Riferimenti: Science Advances
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