Coronavirus, quanto si rischia viaggiando in treno?

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    Qual è la probabilità di prendere l’infezione Covid-19 sul treno nel caso in cui a bordo e non molto distante ci sia un passeggero contagiato? Alla domanda ha provato a rispondere un team di ricerca internazionale, che include l’Accademia delle scienze cinese e l’università di Southampton. Gli autori hanno esaminato i dati dei treni ad alta velocità in Cina: maggiormente a rischio sono i passeggeri sulla stessa fila della persona positiva al Sars-Cov-2. Ma anche le persone sedute a pochi posti di distanza ma su altre file potrebbero entrare in contatto con il virus. La ricerca non include, fra i parametri considerati il fatto che i passeggeri indossino o meno la mascherina: questo, però, è un elemento in più a favore dei dispositivi di protezione individuale che potrebbero aiutare a ridurre i rischi. I risultati sono pubblicati su Clinical Infectious Diseases.

    Lo studio

    Gli autori, fra cui alcuni ricercatori del gruppo Wolrdpop, che aveva già pubblicato un’analisi sulle previsioni della diffusione del coronavirus in diversi paesi, hanno esaminato i dati dei treni ad alta velocità in Cina della linea G, la più veloce, nel periodo fra il 19 dicembre 2019 e il 6 marzo 2020. I dati riguardano più di 2.300 passeggeri infetti e circa 72mila persone venute in contatto, stando fino a distanza di tre posti accanto (sulla stessa fila) e cinque posti di distanza su file diverse. I ricercatori specificano che non hanno stimato se i passeggeri a bordo avessero o meno la mascherina ed è ragionevole pensare che, soprattutto nel primo periodo (dicembre 2019), alcuni potessero non averla.


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    Rischiano di più i vicini sulla stessa fila

    Dall’indagine emerge che per i passeggeri seduti a tre posti di distanza in verticale (non a fianco, ma avanti o indietro) e a cinque posti di distanza in orizzontale (seduti accanto) il rischio di contagio varia dallo 0 al 10.3%. Si osserva che all’aumentare del tempo trascorso seduti vicino, soprattutto dalle 2 ore in su, la probabilità aumenta. In media la percentuale di trasmissione fra persone a contatto entro tre e cinque posti di distanza, nella fila e fra le colonne, è stimato intorno allo 0.32% e cinque file). Il rischio maggiore è per la persona seduta a fianco di un passeggero infetto, lungo la stessa fila: in questo caso è pari al 3.5%. Mentre per chi è seduto un posto avanti e dà le spalle al passeggero contagiato è dell’1.5%, più basso ma non nullo.

    Più tempo passa peggio è

    Anche il fattore tempo deve essere tenuto in considerazione. In un articolo su The Conversation due epidemiologhe dell’università dell’Arizona consigliano, qualora si scelga di viaggiare in aereo (dove molte compagnie riempiono tutti i posti), di spezzettare il viaggio prenotando più voli: questo serve a ridurre il tempo di esposizione al virus ipotizzando di trovarsi seduti vicino a una persona infetta. Lo stesso vale anche sui treni: per ogni ora che trascorre, il tasso di contagio – il numero di passeggeri contagiati considerando una certa superficie rispetto al totale dei passeggeri in quell’area – cresce dello 0.15%, anche se l’aumento maggiore riguarda la persona seduta accanto, per cui l’aumento è dell’1.3% ogni ora.


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    Il rischio in treno, più alto dopo due ore

    Traducendo queste percentuali in un messaggio concreto, i ricercatori affermano che dopo due ore di vicinanza una distanza interpersonale di meno di 2,5 metri potrebbe non essere più sufficiente a prevenire il contagio. La ricerca per questo mette in luce ancora una volta le misure di protezione sia sul treno sia sull’autobus o in aereo che servono a minimizzare i rischi: indossare sempre la mascherina quando si è a bordo, garantire le distanze (se ne è parlato recentemente riguardo alla possibilità, per ora solo ventilata, di riempire tutti i posti in treno), lavare spesso le mani, favorire una ventilazione frequente.

    La ricerca presenta dei limiti: per esempio, scrivono gli autori, il fatto che l’indagine si concentri soltanto sulla distanza e sul tempo. Non è escluso che parte delle persone risultate positive dopo aver viaggiato in treno a contatto con un passeggero infetto, abbiano in realtà contratto l’infezione non sul treno ma in altre situazioni, dato che in quel periodo la diffusione del virus era elevata e il tempo di incubazione può arrivare al massimo fino a 14 giorni.

    Via Wired

    Foto di Ryan McGuire da Pixabay