Categorie: Ambiente

Corsa alla legge

Il 74,1 per cento degli italiani, quasi otto su dieci, è contrario alla caccia e a ogni ipotesi di ulteriore liberalizzazione del settore venatorio. La maggioranza del popolo anti doppiette è donna, mentre sono soprattutto gli under 25 a farsi notare per il loro attaccamento all’ambiente. Dopo quest’età infatti si comincia a subire il fascino dei fucili, a 35 subentra invece un po’ di paura mentre dopo i 55 arriva l’indifferenza per i problemi legati alla conservazione della natura. È l’ultima fotografia scattata da Eurisko per conto dell’Ente nazionale protezione animali (Enpa), presentata il 2 febbraio scorso, a due giorni dalla chiusura della stagione venatoria.Quasi un plebiscito, dunque, di cui i rappresentanti del governo non sembrano però essere intenzionati a tenere conto.

In questi giorni, infatti, alla Commissione Agricoltura della Camera si sta svolgendo una specie di marcia forzata sul testo della riforma della legge 157, quella che regola la caccia appunto, testo che ha come primo firmatario l’onorevole Francesco Onnis di Alleanza Nazionale. Una corsa che a molti, soprattutto ambientalisti e opposizione, sembra accelerare in vista delle elezioni regionali, scadenza per la quale An e Lega, i due partiti in cui si riconosce la maggioranza del popolo dei cacciatori, vorrebbero aver approvato la riforma.Tra i punti più importanti in ballo ci sono l’estensione del calendario venatorio e l’aumento delle specie cacciabili. Ma anche la liberalizzazione del numero di uccelli vivi come richiami, oggetto di un emendamento passato in Commissione lo scorso 9 febbraio.

Per il Wwf, la Lipu e Legambiente si tratta di un provvedimento ‘’incostituzionale’’ e la Lav parla di ‘’norma infame’’. La legge lascia così assoluta libertà sul numero di animali vivi che possono essere tenuti in gabbia e usati come richiami a fini di caccia. La caccia ‘’con i richiami vivi”, ha denunciato Ennio Bonfanti della Lega antivivisezione (Lav), “è una barbarie, la più incivile fra le pratiche venatorie, che produce sofferenze e torture gravissime ai piccoli uccelli coinvolti, ed è collaterale a una forma di caccia – quella da appostamento – che ogni anno fa strage di milioni di migratori’’. Ma nonostante la fretta dimostrata in Commissione – si vorrebbe arrivare alla discussione in aula nelle prossime settimane – l’opposizione a questa riforma non coincide con quella al governo. Lo dimostrano i 1750 emendamenti alla proposta di legge presentati da tutte le forze politiche: da Verdi, Ds, Margherita, Rifondazione, Sdi, Comunisti Italiani, ma anche da Forza Italia, Udc e perfino qualcuno dalla Lega. Per esempio, l’onorevole Giulio Schmidt, che è di Forza Italia, ne ha firmati 300. La discussione però potrebbe essere bruscamente tagliata se il presidente della Commissione decide di di utilizzare l’art. 79, che di fatto attiva la procedura d’urgenza e impedisce la discussione.

La riforma della 157 non piace nemmeno in Europa. “Nel complesso i principi espressi nella proposta di legge rappresentano un passo indietro del tutto inopportuno sulla strada della tutela degli animali selvatici, della regolamentazione della caccia in Italia e dell’implementazione della legge europea”, si legge in una lettera che il 27 gennaio scorso BirdLife International, il network mondiale per la salvaguardia degli uccelli, ha fatto recapitare al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, al presidente della Camera Pier Ferdinando Casini e al presidente della Commissione Agricoltura Giacomo de Ghislanzoni. Secondo la direttrice dell’European Comunity Office di BirdLife International, Clairie Papazoglou, “la legge 157/92 recepisce in modo abbastanza corretto la Direttiva europea 79/409, la cosiddetta “Direttiva uccelli” e fino a ora è stata in grado di offrire un’accettabile regolamentazione alla caccia in Italia”.

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