Vita

Cosa fa l’ecstasy al cervello

Controlla l’umore, le emozioni, l’aggressività, il sonno, l’appetito, l’ansia, la memoria e la percezione. Si chiama serotonina, ed è uno dei più importanti trasmettitori cerebrali, sintetizzato e rilasciato da un gruppo specifico di neuroni nel cervello. I canali lungo i quali viaggia questa sostanza sarebbero il bersaglio principale dell’ecstasy, come hanno appena confermato tre scienziati dello Institute of Psychology, Health and Society allaUniversity of Liverpool e della Liverpool John Moores University, conducendo una meta-analisi su sette studi indipendenti che avevano esaminato, tramite imaging molecolare, l’effetto neurofisiologico della droga sui soggetti che la consumavano regolarmente. Il lavoro è stato pubblicato sulle pagine di Neuroscience & Biobehavioral Reviews.

“Il nostro gruppo di ricerca ha condotto un’analisi di sette articoli che ci hanno fornito dati relativi a 157 consumatori di ecstasy comparati con un gruppo di controllo di 148 persone”, ha spiegato Carl Roberts, uno degli autori del lavoro.

“In 11 delle 14 regioni cerebrali analizzate abbiamo rilevato una riduzione del trasmettitore di serotonina [serotonin transporter, o Sert] nei soggetti che consumavano ecstasy rispetto a quelli che consumavano altre droghe”.

In sostanza, stando ai risultati della meta-analisi, il consumo di ecstasy comporterebbe un cambiamento significativo nel percorso con cui la serotonina viene trasportata nel cervello, il che potrebbe avere un impatto nella regolazione delle reazioni emotive agli stimoli esterni.

“In linea con i dati ottenuti da studi sugli animali”, continua Roberts, “possiamo concludere che le fibre nervose, o gli assoni, più lontani dalla zona di produzione dei neuroni serotoninergici [quelli che sintetizzano la serotonina, nda] sono particolarmente sensibili all’effetto di ecstasy/Mdma. È questo fenomeno a contribuire ai cambiamenti di umore associati al consumo di ecstasy/Mdma, assieme ad altre variazioni psicobiologiche. E lo stesso fenomeno, probabilmente, è anche alla base del deficit cognitivo osservato nei consumatori di ecstasy”.

I prossimi studi, secondo gli autori del lavoro, aiuteranno ancora meglio a capire l’effetto a lungo termine del consumo cronico di ecstasy sulle funzioni cerebrali.

Via: Wired.it

Sandro Iannaccone

Giornalista a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. È laureato in fisica teorica e collabora con le testate La Repubblica, Wired, L’Espresso, D-La Repubblica.

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