Una ferita al collo, rimasta nascosta dietro le bende, e un amuleto usato per la rigenerazione del corpo, messo lì sulla gola, come sorta di protezione per l’aldidà. Sono i segni rinvenuti sulla mummia di Ramses III, il faraone dell’Antico Egitto vissuto nel XII secolo a.C., portati alla luce dal team guidato da Albert Zink dell’Accademia Europea di Bolzano (Eurac). Due indizi e non solo due segni, prove che Ramses III venne assassinato, come spiegano i ricercatori sul British Medical Journal e che suggeriscono un’atroce conclusione per la congiura dell’harem ordita ai danni del faraone da una delle sue concubine.
Un papiro infatti custodito al Museo Egizio di Torino racconta del complotto di Tij, concubina di Ramses III, che pianificava di uccidere il sovrano per favorire l’ascesa al trono del figlio Pentawer. I sotterfugi però furono scoperti e loro protagonisti puniti. Ma andò veramente così o la congiura dell’harem si compì davvero?
Per scoprirlo è stato necessario chiarire in primo luogo se Ramses III fu assassinato o meno. Combinando insieme analisi genomiche, indagini radiologiche e Tac gli scienziati hanno scoperto una ferita alla gola nascosta dietro le bende, che venne praticata quando il faraone era ancora in vita. Ma non solo: nascosto nella ferita è stato rinvenuto anche un occhio di Horus, un amuleto usato per la rigenerazione e la protezione del corpo.
“Il taglio alla gola e l’amuleto provano chiaramente che il faraone è stato assassinato. L’amuleto fu collocato nella ferita dopo la sua morte per favorire una guarigione totale nell’aldilà”, ha spiegato Zink.
La scoperta dell’assassinio non è la sola a riaprire il caso sull’esito della congiura dell’harem. Anche le analisi condotte su un’altra mummia suggeriscono un’atroce conclusione per il piano ai danni del faraone. Gli studi condotti su una salma finora conosciuta come “Unknown Man E” dimostrano infatti che si tratta di uno dei figli di Ramses III, visto che condivide con questo metà del patrimonio genetico, e che potrebbe essere proprio quella di Pentawer.
Lo scoop però non sarebbe questo: alcuni segni rinvenuti sulla mummia e le caratteristiche della sepoltura (corpo gonfio, una piegatura sul collo che suggerirebbe un’impiccagione, la mummificazione senza la rimozione degli organi interni e la copertura del corpo con un materiale ritenuto impuro, come la pelle di capra) lascerebbero pensare a un suicidio, un risvolto consistente con la tesi della congiura dell’harem. A Pentawer infatti potrebbe essere stato consigliato di morire così da evitare un supplizio ancora peggiore nell’aldilà, per aver preso parte al complotto.
Riferimenti: British Medical Journal Doi: 10.1136/bmj.e8268
Credits immagine: Eurac
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