I costruttori di Stonehenge venivano dall’Anatolia

costruttori di stonehenge

Quando si pensa al Regno Unito uno dei primi monumenti che saltano alla mente è di certo Stonehenge. Nonostante sorga nell’attuale Wiltshire, in Inghilterra, da oltre 4mila anni, i costruttori di Stonehenge dovevano avere un aspetto molto differente dagli attuali abitanti della zona. E un recente studio, pubblicato su Nature Ecology & Evolution, ha analizzato il dna estratto daresti umani ritrovati nell’area e risalenti al Neolitico, il periodo in cui è iniziata la costruzione di Stonehenge, e ci rivela esattamente quale.

Prima di giungere in Inghilterra questo antico popolo aveva seguito una lunga rotta migratoria, con un preciso, e forse inaspettato (almeno per i non addetti ai lavori), punto di partenza: l’Anatolia, una regione della Turchia.

La migrazione di queste popolazioni neolitiche – scrivono gli autori, un team di ricercatori del Natural History Museum e dello University College di Londra – è nota da tempo, e fa parte di una più ampia espansione che portò gli antichi abitanti dell’Anatolia a colonizzare buona parte del continente europeo. La loro forza? L’agricoltura, che gli fornì un vantaggio fondamentale sui gruppi di cacciatori raccoglitori che abitavano il continente.

Da dove venivano i costruttori di Stonhenge

Gli spostamenti di questi agricoltori del neolitico seguirono due percorsi principali. Un gruppo seguì le rive del Danubio, colonizzando i territori dell’Europa Centrale. Un secondo scelse invece la via del mare, attraversando in qualche modo il Mediterraneo e raggiungendo infine la penisola iberica.

E fu proprio questo secondo gruppo di “migranti neolitici”, secondo quanto emerge dal nuovo studio, a raggiungere infine le isole britanniche. I ricercatori ritengono che in qualche momento precedente al 4mila avanti Cristo, queste popolazioni iniziarono un nuovo viaggio partendo dall’attuale Spagna, attraversando la Francia e raggiungendo infine le isole della Gran Bretagna via mare, approdando probabilmente in Galles o nel Sud Ovest dell’Inghilterra.

Dalle analisi effettuate è emersa una percentuale minima di dna appartenente agli originari abitanti dell’isola in quello dei costruttori di Stonehenge. Questo, secondo i ricercatori, vuol dire che i due gruppi etnici si mischiarono pochissimo, e che i nuovi arrivati, forti del loro primato tecnologico, soppiantarono velocemente i precedenti abitanti dell’isola. O quanto meno, che arrivarono in numero talmente superiore a quello dei cacciatori raccoglitori autoctoni che questi non hanno potuto diffondere in modo apprezzabile il loro lascito genetico.

I due gruppi etnici, inoltre, avevano un aspetto molto diverso. Dalle analisi infatti è emerso che i primi abitanti dell’isola avevano carnagione scura e occhi azzurri, mentre i nuovi arrivati, gli agricoltori, erano di carnagionechiara, con occhi e capelli marroni. In ogni caso, furono di certo questi nuovi inglesi i primi costruttori di Stonehenge. Anche perché furono i primi ad introdurre nell’isola la tradizione di costruire monumenti utilizzando pietre megalitiche.

Più difficile da stabilire, però, se furono loro a concludere l’opera. Si ritiene infatti che il sito fu completato nella sua forma attuale lungo un periodo che va dal 3mila al 2mila a.C. ma nel 2.400 a.C. l’isola vide la sua terza rivoluzione demografica. Anche gli agricoltori anatolici vennero a loro volta soppiantati da nuovi arrivati, che oggi vengono definiti Bell Beaker people(o cultura del vaso campaniforme), provenienti dall’Europa continentale e probabilmente, anche questo caso, tecnologicamente più valenti della popolazione dell’isola.

via Wired

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