Cresce lo screening colorettale: buona la copertura, ma ancora bassa l’adesione

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Nel 2016, per la prima volta è stato registrato un calo dei tumori del colon-retto. “A testimoniare l’impatto che hanno avuto nella popolazione generale i programmi di screening organizzati sul territorio nazionale”, si legge nel rapporto I numeri del cancro in Italia 2016 dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) e dell’Associazione italiana registri tumore (Airtum). Parliamo di neoplasie che in Italia sono al secondo posto per incidenza, con oltre 52 mila casi stimati per l’anno appena trascorso. Negli uomini sono al terzo posto, dopo il cancro della prostata e del polmone, mentre nelle donne sono al secondo, dopo il carcinoma della mammella. In entrambi i sessi, rappresentano il 13% di tutti i casi di cancro. Poter individuare la malattia quando è in uno stadio iniziale, o addirittura prima che si sviluppi, può quindi avere un grande impatto per una larga parte della popolazione. Lo strumento esiste, ed è appunto lo screening colorettale: un semplice esame di laboratorio che va a cercare il sangue occulto nelle feci, uno degli indizi della presenza di formazioni precancerose o di neolpasie. I tumori dell’intestino, infatti, si sviluppano molto lentamente a partire da piccole formazioni benigne (i polipi o adenomi), che possono iniziare a sanguinare diversi anni prima della comparsa di altri disturbi.

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