Cuore, la prevenzione parte dal luogo di lavoro

Un obiettivo ambizioso, ma alla nostra portata. È quello fissato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità che punta a ridurre del 25% la mortalità per malattie croniche non trasmissibili entro il 2025. Ma come fare per raggiungerlo? Se ne è parlato ieri a Montecitorio organizzata dalla Fondazione Italiana per il Cuore, che sottolinea la necessità di una stretta collaborazione tra mondo scientifico, istituzioni e mondo del lavoro per attuare programmi di prevenzione efficaci e sostenibili per lo Stato. Presenti all’incontro, rappresentanti delle associazioni dei pazienti e del mondo sanitario, economico e istituzionale.

“Le malattie cardiovascolari oggi sono la prima causa di morte secondo le statistiche dell’Oms. E colpiscono sia l’uomo che la donna, un dato che spesso viene sottovalutato. In realtà, le donne hanno ormai le stesse abitudini degli uomini, anche quelle negative”, sottolinea Elena Tremoli, presidente della Fondazione Italiana per il Cuore. “Il cittadino pensa di sapere tutto, ma una buona prevenzione è lontana dall’essere reale”. In ambito preventivo, molto può essere fatto nei luoghi di lavoro, ad esempio organizzando attività fisiche e di gruppo che coinvolgano i dipendenti o modificando i menu delle mense aziendali. In questo modo, si potrebbe tenere sotto controllo più da vicino la salute di circa 20 milioni di persone. E contribuire a far risparmiare miliardi allo Stato.

Sono 16 miliardi di Euro infatti i costi sanitari diretti per le malattie cardiovascolari, a cui si aggiungono 5 miliardi derivanti dalla perdita della produttività, con un peso sull’Inps che è secondo solo alle malattie oncologiche. “Dai dati possiamo capire da un lato l’importanza delle politiche di prevenzione, dall’altro quello del rispetto di un corretto percorso terapeutico da parte dei pazienti”, spiega Francesco Saverio Mennini, direttore del Centro per la Valutazione Economica e Hta dell’Università Tor Vergata di Roma. Spesso infatti il mancato rispetto delle indicazioni terapeutiche provoca enormi perdite economiche da parte del Sistema Sanitario Nazionale, che acquista farmaci efficaci che però non vengono utilizzati.

“Solo il 20% dei pazienti diabetici, ipercolesterolemici e ipertesi raggiunge gli obiettivi terapeutici e il 50% dei pazienti dopo sei mesi sospende il farmaco”, fa notare Roberto Volpe del Servizio Prevenzione e Protezione del Cnr. “Noi medici per primi dovremmo credere di più nella prevenzione, seguendo il principio delle quattro ‘s’: seguire il paziente, sensibilizzarlo, spiegargli la situazione e supportarlo nel momento del dubbio, in modo tale che superi il problema e mantenga il trattamento”.

Sull’importanza della prevenzione sui luoghi di lavoro è intervenuto anche Luigi Bobba, sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, che ha sottolineato l’impegno del Governo per il miglioramento dello stile di vita nelle aziende. “L’azione del Ministero è su due fronti. Da un lato creare ambienti sicuri per i lavoratori, dall’altro minimizzare i fattori di stress, che spesso si rischia di non considerare importanti perché non misurabili. Far sì che le modalità lavorative non creino difficoltà emotive è un elemento importante a cui dedicare risorse”.

Se da un lato è forte l’impegno per la prevenzione delle malattie cardiovascolari nei luoghi di lavoro, altrettanto importanti sono le attività educative destinate ai più giovani. “Un bambino su tre è in sovrappeso, mentre uno su sei è obeso: si tratta di futuri clienti per i cardiologi”, ricorda infatti Giovanni Spinella, presidente di Conacuore (Coordinamento Nazionale Associazioni del Cuore). “Andiamo nelle scuole perché i ragazzi sono in un’età plasmabile e si può intervenire educando alle buone abitudini”. Spinella porta l’esempio delle associazioni di volontariato del modenese, che hanno coinvolto più di 7000 studenti in progetti di educazione alimentare, prevenzione e primo intervento. “Questa è un’impresa che durerà un decennio. Si tratta di investire in qualcosa che non vedremo nel breve periodo, ma se non ci si allea tra noi associazioni e con le istituzioni non otterremo nessun risultato”.

Credits immagine: Edson Hong/Flickr CC

1 commento

  1. sarebbe meglio se si facessero rispettare i divieti di fumo. lavoro al comune di roma gli stessi non fumatori sono poco interessati alla propria salute.

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