Secondo una sentenza del Tribunale Civile di Cagliari, sarebbe possibile effettuare una diagnosi genetica pre-impianto degli embrioni sulla base di una interpretazione “costituzionalmente orientata” della legge 40. Dall’entrata in vigore della legge nel 2004, è la prima volta che in Italia viene concessa la possibilità di conoscere lo stato di salute dei tre embrioni che dovranno essere impiantati. Questo specifico caso di procreazione medicalmente assistita riguarda una donna portatrice di talassemia, una malattia genetica del sangue che porta a un difetto nella sintesi dell’emoglobina.
La donna aveva chiesto al centro ospedaliero di eseguire la diagnosi per evitare l’impianto di un embrione malato e si era rivolta alla Corte Costituzionale, che però non si era pronunciata. La sentenza, depositata questa mattina, supererebbe il problema di legittimità costituzionale perché propone una interpretazione della legge ispirata agli stessi principi costituzionali. Si tratterebbe quindi di una scelta interpretativa che esclude l’intervento della Corte Costituzionale.
Il medico e l’istituto ospedaliero interessati sono ora tenuti a eseguire la diagnosi pre-impianto per verificare se l’embrione potrà sviluppare la talassemia o meno. La grande novità, quindi, è che, per questo caso in particolare, la diagnosi non solo non è vietata, ma è in qualche modo prevista dalla legge.
Su Radio Radicale, è possibile ascoltare l’intervista di Monica Soldano all’avvocato Luigi Concas. (t.m.)
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