Diamanti insanguinati, dal cuore dell’Africa all’Occidente

Un’Africa depredata delle sue ricchezze e distrutta da sanguinarie lotte interne messe in atto da personaggi senza scrupoli, spesso alimentate dal ricco Occidente. Lo scenario del film “Blood Diamond – Diamanti di sangue“, presentato lo scorso 24 gennaio a Roma, racconta proprio questo, mettendo al centro delle lotte le preziose pietre e i loro lati più oscuri. Con la regia di Edward Zwick (regia di Edward Zwick, Usa 2006), il film vuole denunciare la sofferenza che i diamanti si lasciano dietro nel loro tragitto dai paesi in guerra, dove vengono usati come merce di scambio per ottenere armi da usare nei conflitti, al ricco Occidente.

Diamanti insanguinati

Siamo in Sierra Leone alla fine degli anni Novanta. Dal 1991 il paese è lacerato da una guerra civile che vede contrapposti il governo e i ribelli del Ruf (Fronte rivoluzionario unito), i signori del terrore che devastano i villaggi, rapiscono bambini per farne soldati e costringono gli uomini a lavorare nelle miniere di diamanti che fruttano loro tra i 30 e i 125 milioni di dollari all’anno.
Su questo sfondo si incrociano tre personaggi: Solomon Vandy, interpretato dall’attore Djimon Hounsou, pescatore costretto a lavorare nelle miniere di diamanti e in cerca della propria famiglia persa durante la fuga dai ribelli; Danny Archer, alias Leonardo di Caprio, ex mercenario dello Zimbawe che traffica in pietre preziose fornendole alle multinazionali e che vuole rubare un raro diamante trovato da Solomon; e infine Maddy Bowen, l’attrice Jennifer Connelly, una giornalista americana in cerca di una storia.

L’uscita del film è l’occasione per la sezione italiana di Amnesty International per rilanciare la campagna contro i diamanti della guerra, che culminerà in una serie di iniziative il 14 febbraio prossimo, giorno di San Valentino. E per ricordare alcune cifre. Il commercio miliardario dei diamanti da zone di guerra finanzia ancora oggi conflitti che in Africa, dall’inizio degli anni Novanta a oggi, hanno provocato più di 3,7 milioni di vittime e milioni di rifugiati in Angola, Liberia, Sierra Leone, Repubblica Democratica del Congo e Costa d’Avorio. Secondo un rapporto del 2006 delle Nazioni Unite, diamanti per un valore di 23 milioni di dollari provenienti dalla Costa d’Avorio, nella cui parte settentrionale è in corso una guerra civile, sono stati infiltrati nel commercio legale passando dal Ghana, uno degli Stati che ha partecipato al Processo di Kimberley, una negoziazione avvenuta fra governi africani, Ong e World Diamond Council.

L’idea è quella di creare un sistema di certificazione delle pietre che permette di risalire all’origine dei diamanti prima del loro taglio, prevede un controllo statale sulle spedizioni e richiede l’impegno dell’industria dei diamanti nel promuovere metodi di garanzia volontari. Insomma, i paesi che aderiscono al patto in teoria garantiscono che le loro pietre non sono insaguinate. Amnesty ammette dei miglioramenti, ma gli Stati coinvolti nel commercio mondiale dei diamanti e l’industria del settore non fanno ancora abbastanza per sradicare completamente questo traffico. Per questo vale il monito del film: quando comprate un diamante accertatevi della sua provenienza.

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