Categorie: Società

Discipulus informaticus

“Le scuole che oggi ‘tirano la volata’ nel campo della multimedialità non sono quelle che già da anni avevano i computer in classe. Sembrerà strano – ha affermato Augusto Tarantini, ispettore tecnico del ministero della Pubblica Istruzione (Mpi) nel corso di ‘Inforscuola ‘98’ – ma nonostante gli Istituti tecnici abbiano cominciato per primi e abbiano le dotazioni tecnologiche migliori, sono le scuole dell’obbligo quelle in cui, oggi, c’è più creatività e voglia di sperimentare”. E i numeri di Inforscuola ‘98, l’incontro promosso alla fine di aprile a Milano, dalla Dirpresidi in collaborazione con la rivista Informatica & Scuola, sembrano dargli ragione. Degli oltre 60 istituti che hanno presentato i propri lavori nella affollatissima sezione Spazio aperto, tantissime erano scuole medie, elementari e addirittura una scuola materna.

“E non è che una parte delle richieste di partecipazione che sono pervenute – afferma Tarantini -. Il fatto è che nelle elementari, più che negli altri livelli di istruzione, c’è una forte sensibilità didattica. L’abitudine a lavorare in uno spazio didattico “aperto” si è incontrata per la prima volta con gli stanziamenti del Programma di sviluppo delle tecnologie didattiche (Psdt) del Mpi. Ed è stato un incontro felice. I progetti per le scuole “principianti” sono andati soprattutto alle scuole della prima fascia, dove direttori didattici e presidi hanno capito ben presto le potenzialità dei nuovi strumenti”.

Il Psdt, che è stato il tema del convegno di apertura dell’incontro, è dunque al centro dell’attenzione. Non poteva, del resto, essere altrimenti, visto che per la prima volta il ministero è intervenuto a colmare un ritardo che, in questo campo, era gravissimo. Ma in sede di bilancio, si sa, accanto alle voci in attivo, cominciano anche ad apparire i primi passivi. E quando a tirare le somme sono alcuni fra i più attenti osservatori delle vicende della scuola italiana in Internet è il caso di aprire bene gli occhi. Il Sito ombra , curato da Giovanna Sissa e dai suoi colleghi dell’Associazione Network, è forse la riflessione più organica e accurata che si può trovare oggi in rete sui limiti e sulle promesse mancate del Psdt. Le considerazioni del Sito ombra (che deve il nome al ruolo che intende esercitare rispetto alla posizione ufficiale del Mpi) sono maturate dopo più di un anno di discussione, in apposita mailing-list, fra insegnati che da anni sono impegnati sul fronte dello sviluppo delle nuove tecnologie in ambito didattico.

Quali sono le critiche avanzate? Non certo l’impostazione generale del progetto, la cui “filosofia” è anzi ampiamente condivisa. Il problema è – semmai – che “il Psdt si è discostato dagli obiettivi dichiarati”. Anzitutto il ministero si è mosso sul terreno pratico senza avere un’idea precisa di cosa significa “cultura di rete”, arrivando a confondere multimedialità con telematica. L’idea che bastasse introdurre le macchine e fare un po’ di informazione per i docenti si è poi scontrata con il problema di mantenere in funzione apparecchiature molto complesse.

Dopo la fase iniziale, quando le macchine cominciano ad essere messe in rete, avere personale specializzato a disposizione diventa un problema ineludibile. E fino ad ora nemmeno preso in considerazione. Analogo discorso per i siti Web delle scuole, che dopo l’entusiasmo della prima realizzazione rischiano di trasformarsi in relitti nel cybespazio. E se il sito curato da Sissa getta qualche ombra sui troppo facili entusiasmi, ha il grande merito di preparare allo sviluppo di un Progetto che ha ancora tre anni di strada, tutti da scoprire davanti a sé.

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