L’Europa dei dolmen nasce nel Nord-ovest della Francia

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Dolmen di Sa Coveccada, Sardegna. Foto di Bettina Schulz Paulsson.

Architetture primitive come i dolmen di Stonehenge e di Mores in Sardegna o come i menhir di Carnac, in Francia, e di Cavaglià in Piemonte. In Europa di queste strutture sacre e funerarie, tutte orientate verso il punto dell’orizzonte dove sorge il sole, ce ne sono circa 35 mila, le più antiche risalenti al V millennio a.C. Un patrimonio preistorico che ci fa immaginare una rete di scambi tra i popoli che abitavano l’Europa di 7000 anni fa. Una rete che gli archeologi stanno cercando di ricostruire e che secondo uno studio pubblicato su Pnas, avrebbe avuto come centro di irradiazione il Nord della Francia, nell’odierna Bretagna. Da lì, dolmen e menhir si sarebbero diffusi via mare, lungo rotte mediterranee e atlantiche. L’archeologa Bettina Schulz Paulsson dell’Università di Göteborg ha tracciato la cronologia di oltre 2000 ritrovamenti megalitici in tutto il continente per rispondere a una domanda che dura da un secolo: chi furono i primi uomini che eressero dolmen e menhir?

L’origine dei dolmen, 100 anni di dibattito

Una delle prime ipotesi sull’origine dell’architettura megalitica fu avanzata dall’archeologo svedese Oskar Montelius (1843-1921) agli inizi del ‘900 nel libro Dall’Oriente all’Europa: la cultura megalitica sarebbe nata nel Vicino Oriente, espandendosi attraverso il Mediterraneo e poi, valicando a piedi i Pirenei, sarebbe arrivata e fiorita in Francia. Cinquant’anni dopo, l’australiano Vere Childe estese l’ipotesi ex Oriente, immaginando che i dolmen si fossero diffusi grazie a élite sacerdotali viaggianti che spargevano riti e architetture presso le popolazioni europee. Qualcosa di simile a dei missionari di una religione megalitica.

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Dolmen de las Ruines, Catolgna, Spagna. Crediti immagine: B. Schulz Paulsson

Ma negli anni ‘70 le prime datazioni al radiocarbonio non confermarono il modello diffusionista, facendo pensare a uno sviluppo contemporaneo e indipendente in più luoghi. Secondo l’archeologo Colin Renfrew, per esempio, i dolmen potevano essere sorti presso comunità agricole sedentarie, in cinque regioni diverse: Portogallo, Andalusia, Bretagna, Sud-est dell’Inghilterra e Danimarca. Ma da allora le tecniche di datazione sono diventate sempre più precise, consegnandoci una linea del tempo più dettagliata e anche un po’ diversa.

Il Nord della Francia culla dell’architettura megalitica

In effetti, finora nessuno aveva messo in ordine in un quadro unitario le informazioni ottenute con la datazione al carbonio 14 dei megaliti e dei reperti -ossa e manufatti- trovati nei loro pressi. Questo è il lavoro che Schultz Paulsson ha fatto su dolmen e menhir europei, analizzando anche alcune strutture premegalitiche. Si è così accorta che le strutture più antiche – dolmen fatti con lastre di pietra e coperti da un cumulo di terra o pietre – si trovano in vari luoghi: in Francia, nelle isole del Canale, in Corsica, in Sardegna e nell’Italia settentrionale. Ma i più antichi in assoluto si trovano nel Nord-ovest della Francia e sono databili dal 4800 a.C. Qui, del resto, nella zona della Senna, si trovano anche le sepolture monumentali più vecchie d’Europa, premegalitiche. Da queste prime strutture monumentali si sarebbero sviluppati, secondo l’archeologa svedese, i primi dolmen.

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La tre fasi di diffusione dei megaliti in Europa. In rosso la più antica, 4700-4000 a.C., in giallo la seconda fase, 4000-3500 a.C., e in verde la terza fase di espansione, 3500-3000 a.C. In arancio il “revival megalitico”, dopo una interruzione millenaria, nel 2000-1000 a.C.

La diffusione dei dolmen via mare

Schulz Paulsson ipotizza tre fasi di espansione. La prima, tra duecento e trecento anni dopo i più antichi siti francesi (4800 a.C), avrebbe portato questa cultura architettonica in Galizia, Corsica e Sardegna (per esempio, l’altare megalitico di Monte d’Accoddi), nel Sud della Francia e nel Nord Italia. Poi, tra il 4000 e il 3500 a.C, la cultura megalitica avrebbe continuato a diffondersi viaggiando lungo le coste atlantiche, raggiungendo a sud la Spagna e il Portogallo, e a nord l’Inghilterra. Infine, avrebbe raggiunto Belgio, Germania e le regioni scandinave. Le strutture che si trovano in Sicilia e in Puglia (il dolmen di Bisceglie e quello di Montalbano) appartengono a un periodo successivo, circa mille anni dopo, e rappresentano una specie di revival megalitico.

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Dolmen di Sa Coveccada, Sardegna. Foto di Bettina Schulz Paulsson.

La diffusione dei dolmen, secondo l’archeologa svedese sarebbe dunque avvenuta in senso inverso rispetto alle prime ipotesi ex Oriente. Tuttavia, chi erano questi costruttori? Una recente ricerca genetica sostiene che i possibili costruttori di Stonehenge provenissero proprio dal vicino Oriente, dall’Anatolia. Il quadro resta complesso e misterioso.

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