Dragone contro aquila

    Alessandro Spaventa e Salvatore Monni
    Al largo di Okinawa – Petrolio, armi, spie e affari nella sfida tra Cina e Usa
    Editori Laterza 2009, pp.208, euro 15,00

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    Sono passati sessant’anni dalla fondazione della Repubblica Popolare Cinese e oggi il paese è pronto a fare il suo ingresso nel mondo moderno. Sulla sua strada una sola potenza straniera, gli Stati Uniti d’America. Gli Usa però sono in un momento di difficoltà: la crisi finanziaria ed economica e i conflitti in Medio Oriente sempre meno supportati dall’opinione pubblica stanno spezzando le ali all’aquila americana. Quali saranno i campi di battaglia su cui il dragone cinese sfiderà la superpotenza americana di preciso nessuno lo sa, di certo saranno molti e combattuti con armi reali, ma anche (e soprattutto) finanziarie e diplomatiche.

    Ora come ora l’ago della bilancia pende dalla parte degli Stati Uniti in campo militare, tecnologico, economico, ma le carte migliori in mano sembrano avercele i cinesi. Nell’ambito militare, l’area calda di ribilanciamento degli equilibri sarà il Pacifico; dal punto di vista economico e delle risorse, il jolly dei cinesi è l’Africa dove intervengono più massicciamente e spudoratamente degli occidentali; dal punto di vista tecnologico, l’arte orientale del “copiare e ripetere a costi inferiori” è un buon punto di partenza. La Cina, inoltre, cresce a ritmi spaventosi (9-10 per cento ogni anno), aumenta costantemente in popolazione, Pil e capacità di competere sui mercati internazionali. In Africa si contano oltre 750.000 lavoratori cinesi che costruiscono infrastrutture in cambio di sfruttamenti decennali delle risorse naturali del continente.

    Tuttavia anche il dragone ha numerosi punti deboli, soprattutto per quanto riguarda la politica interna e le sue contraddizioni: forte crescita economica ma enormi tassi di disoccupazione, povertà, fame; emergenze sanitarie, sfruttamento ambientale distruttivo. Gli Stati Uniti possono contare ancora su qualche decina di anni per pensare e attuare contromosse, o come più probabilmente sarà, per cercare compromessi e accordi. Il presidente Barack Obama era preoccupato dalle manovre cinesi ben prima di essere eletto e forse ha pronta anche qualche strategia vincente.

    In un saggio che sfocia talvolta nell’articolo giornalistico, mentre altre tocca i toni di un romanzo alla Frederick Forsyth, i due economisti Alessandro Spaventa e Salvatore Monni tratteggiano un quadro intrigante dei prossimi anni. Tra storie di spionaggi decennali, strategie commerciali al limite dell’imprudenza e satelliti che esplodono, prende vita un’immagine insolita del panorama internazionale. Ogni tanto il ritmo non tiene e gli autori si perdono nei meandri delle vicende che raccontano, lasciandosi tentare da troppi particolari. La sensazione che resta, però, è di aver trovato nuove chiavi di lettura per gli eventi di tutti i giorni e di doversi preparare a qualcosa di grosso. La cortina di ferro è caduta da dieci anni, ma una nuova guerra fredda sembra avvicinarsi.

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