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E finalmente Obama parlò di cambiamento climatico

“Risponderemo alla minaccia del cambiamento climatico, sapendo che un fallimento in questo campo significherebbe tradire i nostri figli e le future generazioni”. Ha parlato così ieri Obama, in occasione del discorso inaugurale del suo secondo mandato, riscattando in parte la grande assenza del cambiamento climatico che si era fatta notare durante la campagna elettorale, quando il Presidente si era fronteggiato con Romney durante i duelli televisivi. “Alcuni potrebbero ancora negare la sentenza schiacciante della scienza, ma nessuno può evitare il devastante impatto degli incendi che infuriano, della siccità paralizzante e le potenti tempeste”, ha continuato poi Obama, alludendo probabilmente alla forza distruttiva di Sandy, di recente memoria.

Il cambiamento climatico, e le misure per contrastarlo saranno quindi tra le priorità dell’agenda di Obama. Così il presidente spera anche di riscattare il fallimento della legge che nel 2010 avrebbe  permesso di limitare le emissioni di gas serra, durante il suo primo mandato. Come?

Riducendo le emissioni da parte delle centrali elettriche, di quelle in costruzioni e di quelli già esistenti, implementando nuovi standard di efficienza per elettrodomestici ed edifici, siano esse singole case o strutture governative, come il Pentagono, uno dei più grandi consumatori negli Usa, che si sta impegnando a utilizzare sempre di più energia proveniente da fonti rinnovabili. Perché Obama è convinto che un’industria pulita possa servire anche a rilanciare l’ economia, al contrario della tesi per cui questi cambiamenti sarebbero una minaccia ai posti di lavoro degli americani e un’opportunità per competitor come la Cina, scrive il New York Times.

“Il passo verso fonti sostenibili sarà lungo e difficile”, ha detto in proposito Obama, “ma l’America non può resistere a questa transizione; noi dobbiamo guidarla. Non possiamo cedere alle altre nazioni la tecnologia che alimenterà i nostri lavori e le nostre industrie – dobbiamo rivendicarne le promesse. È così che manterremo la nostra vitalità economica e il nostro tesoro nazionale – le nostre foreste e le nostre acque; i nostri raccolti e le nostre cime innevate”.

A svolgere un ruolo importante sarà probabilmente l’ Environmental Protection Agency (Epa), soprattutto per quel che riguarda le emissioni delle centrali. Le stime della Natural Resources Defense Council in proposito sostengono che le emissioni delle centrali a carbone potrebbero essere tagliate del 25% entro il 2020, ben oltre il 17% promesso da Obama nel 2009 (quando si parlò di un meno 17% nel 2020 rispetto alle emissioni di gas serra del 2005). Insomma ci sarebbero anche i margini per operare, oltre le belle parole del Presidente.

Parole che però non hanno incontrato il favore di tutti. Tim Phillips, presidente dell’ Americans for Prosperity (struttura finanziata dai fratelli Koch, personalità legate al mondo dell’industria petrolifera) ha infatti detto: “Il suo discorso è sembrato come una lista liberale della spesa con il riscaldamento globale in alto. Gli americani hanno respinto l’estremismo ambientale in passato e lo rifaranno di nuovo”.  Decisamente più ottimiste invece le associazioni ambientaliste, come riporta il Guardian citando le parole di  Lou Leonard del Wwf: “Il discorso di oggi rappresenta un primo passo importante per l’uso del potere della presidenza per per stimolare una conversazione nazionale pratica sul cambiamento climatico”.

Via: Wired.it

Credits immagine: Barack Obama/Flickr

Anna Lisa Bonfranceschi

Giornalista scientifica, a Galileo Giornale di Scienza dal 2010. È laureata in Biologia Molecolare e Cellulare e oggi collabora principalmente con Wired e La Repubblica.

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