Ebola, anche ricercatori italiani in Guinea

Cosa stia succedendo al momento in Guinea, alle prese con un’epidemia di Ebola virus, con il ceppo Zaire, quello a più elevata mortalità, è difficile a dirsi. La situazione, laggiù, cambia continuamente: l’ultimo aggiornamento rilasciato dall’Organizzazione mondiale della sanità sulla febbre emorragica parla di 103 casi tra sospettati e confermati, inclusi 66 morti, con una mortalità pari al 64%. E se finora i casi si sono concentrati per lo più nei distretti di Guekedou, Macenta, e Kissidougou (nel sud est della Guinea) anche dalla Sierra Leone e dalla Liberia arrivano notizie circa casi e morti riconducibili alla febbre emorragica inpersone che hanno viaggiato in Guinea prima della comparsa dei sintomi (in tutto, al momento, 14 casi e 11 morti). Considerando come il periodo di incubazione della malattia vari da due giorni a tre settimane è piuttosto probabile che nuovi casi vengano identificati nei prossimi giorni.

Per aiutare a identificare le infezioni da ebola virus in Guinea – che si trasmette tra uomo e uomo attraverso contatto con fluidi corporei, come sangue e secrezioni di persone infette, anche morte – sono partiti due giorni fa anche alcuni ricercatori italiani dell’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma. L’arrivo a destinazione è previsto per domani, come racconta a Wired.it il direttore Giuseppe Ippolito: “Una nostra giovane ricercatrice, particolarmente esperta nella diagnosi delle infezione dovute a questi virus rari ed altamente pericolosi, è da poco partita insieme a colleghi tedeschi e francesi, nell’ambito del programma European Mobile Laboratory, un’iniziativa della commissione europea che ha l’obiettivo di inviare dei laboratori in Africa proprio per gestire emergenze di questo tipo. Altri quattro ricercatori dell’Istituto, già addestrati per queste missioni, sono pronti ad avvicendarsi con l’attuale team del laboratorio”. Giunto sul luogo, il laboratorio mobile europeo eseguirà esami di diagnostica molecolare, a supporto delle strutture ospedaliere locali e delle attività di Medici senza frontiere. “Gli scienziati partono con una sorta di laboratorio mobile, portandosi dietro, come una tradizionale valigia, i propri strumenti per lavorare sul campo”, aggiunge Ippolito.

Ma da dove arriva questa epidemia di ebola e quali sono i sintomi che la caratterizzano? Il virus si diffonde tra gli umani attraverso il contatto con animali infetti, quali scimpanzé, gorilla, scimmie, antilopi, porcospini, e pipistrelli, il cui consumo (diffuso nella regione) è stato ora messo al bando, anche se l’esatta origine dell’attuale epidemia è ancora sconosciuta. Le persone infette – che manifestano febbre, debolezza, dolori muscolari, mal di testa e gola, rush, vomito, diarrea, e, in alcuni casi, emorragie interne ed esterne – rimangono in grado di trasmettere l’infezione fin quando il virus persiste nel loro sangue e nelle loro secrezioni.

Al momento non esiste un vaccino né tanto meno esistono trattamenti farmacologici efficaci, per cui la maggior parte dell’assistenza sanitaria si limita a trattamenti di tipo sintomatico, quali reidratazione e somministrazione di paracetamolo.In Guinea sono state adottate misure di controllo, come monitoraggio dei “contatti” con le persone infette e isolamento delle stesse, che si spera riescano a contenere il diffondersi della malattia.

Anche la paura che l‘ebola avesse già varcato i confini continentali è rientrata. “Il caso sospetto del canadese rientrato di recente in patria da un viaggio nell’Africa occidentale è infatti stato smentito, risultando negativo per ebola virus: si tratterebbe piuttosto, e fortunatamente potremmo dire in questo caso, di malaria”, conclude Ippolito. Anche i rischi per l’Europa al momento sono piuttosto bassi.

Via: Wired.it

Credits immagine: AJC1/Flickr

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here