Ecco come avvistare meteoriti e asteroidi

Un asteroide che ha sfilato in prossimità del nostro pianeta (a 28mila chilometri di distanza) e unameteora che si è disintegrata sopra gli Urali, dando origine a una pioggia di meteoriti e causando circa 1.200 feriti. Del primo sapevamo quasi tutto (massa, traiettoria, luminosità), del secondo quasi nulla. Eppure, scrive Nature, si è trattato del più grande evento del genere a interessare la Terra negli ultimi cento anni, con una forza trenta volte superiore a quella della bomba atomica di Hiroshima. Perché il suo arrivo, e i conseguenti danni causati dall’impatto con il suolo, non sono stati previsti? Perché – malgrado i quindici metri di diametro stimati, scrive la Nasa – sarebbe stato troppo piccolo per essere avvistato dai telescopi. Senza contare che proveniva anche dalla direzione sbagliata (per le osservazioni). 

I sistemi che sorvegliano lo Spazio intorno alla Terra lavorano infatti cercando oggetti di grandi dimensioni: generalmente dai cento metri in su. Ovvero si tratta di investire le risorse attualmente disponibili (per lo più telescopi a Terra) su oggetti che possano rappresentare, letteralmente, un grande pericolo per l’umanità. “Se in passato”, spiega a Wired.it Giovanni Valsecchi dell’ Inaf-Iaps di Roma:“lo scopo è stato quello di riuscire a intercettare tutti gli oggetti più grandi di un chilometro, ed è stato raggiunto, a partire dai primi anni Duemila lo sforzo è quello di riuscire a individuare  tutti i corpi con dimensioni maggiori dei 150 metri. Ma siamo lontani dal raggiungere il target sperato”. Un discorso, quello delle soglie per il monitoraggio dei cosiddetti Neo (Near Earth Object), che ha a che fare con la limitatezza delle risorse e l’investimento (spaventoso, in termini di costi) in qualcosa che di fatto rappresenta un rischio relativamente basso. 

“In passato abbiamo scoperto anche corpi più piccoli di quello di Chelyabinsk”, continua Valsecchi ricordando il caso di 2008 TC3, un piccolo asteroide intercettato prima del suo arrivo sulla Terra: “In quel caso però era stato possibile prevenire l’arrivo dell’oggetto perché proveniva da una direzione opposta rispetto a quella del meteorite di Chelyabinsk”. Ovvero dal cielo notturno, quello più battuto dai telescopi. “ Quello caduto in Russia invece proveniva dalla parte del Sole, e nel momento in cui si sarebbe potuto avvistare non è stato osservabile perché era ormai giorno”, continua il ricercatore. 

“Ciò non significa però che non possiamo far nulla”, spiega Valsecchi: “Il primo passo potrebbe essere quello di puntare l’attenzione sugli oggetti che ci circondano, che si avvicinano più volte alla Terra, perché talvolta sono proprio questi alla fine che piombano sul nostro pianeta”.  

Per ora, a controllare lo Spazio in cerca di Neo ci pensano osservatori a Terra come il Catalina Sky Survey, in Arizona, il Pan-Starrs nelle Hawaii e i Linear nel New Mexico. Anche se anche le osservazioni di sonde spaziali in passato hanno permesso l’identificazione di piccoli e grandi asteroidi, come ricorda Valsecchi, citando il satellite Iras, pensato per le osservazioni nell’infrarosso, così come il telescopio spaziale Wise. Ad affiancarli presto dovrebbe arrivare Neossat, il progetto canadese che prevede la creazione del primo telescopio per intercettare asteroidi e monitorarne le traiettorie, o l’osservatorio spaziale Sentinel della B612 Foundation, l’associazione dedita alla protezione della Terra dagli impatti degli asteroidi.

Via: Wired.it

Credits immagine: cosmobc / Flickr

 

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