Categorie: Ambiente

Ecco il segreto delle ostriche “disco”

Nei manuali di zoologia figura con l’appellativo di Ctenoides ales, ma il suo soprannome è molto più divertente. È chiamata ostrica disco, perché i suoi tessuti emettono bagliori di luce intermittenti che la fanno assomigliare alle sfere specchiate che illuminano le discoteche. Si tratta di un mollusco che vive tra i coralli dell’oceano Pacifico e dell’oceani Indiano: gli scienziati della Society for Integrative and Comparative Biology (Sicb) e della University of California, Berkeley hanno appena svelato l’origine del curioso fenomeno, che servirebbe a spaventare i predatori o attrarre le prede.

Lindsey Dougherty, una degli autori dell’articolo, spiega di essersi interessata all’argomento dopo aver ammirato lo spettacolo delle ostriche disco durante un’immersione in Indonesia: “È stato durante quel viaggio che ho visto per la prima volta i bagliori di luce”, racconta, “e me ne sono immediatamente innamorato”. Usando microscopi elettronici ad alta potenza, la ricercatrice di Berkeley ha scoperto che i bagliori sono generati da tessuti specializzati che formano un doppio strato, riflettente da una parte e assorbente dall’altra. Quando il tessuto viene scosso dai movimenti del mollusco, la luce viene riflessa così rapidamente da dare l’impressione di un flash: le cellule, spiega ancora Dougherty, sono così riflettenti da poter generare una luce molto forte anche nella semioscurità delle caverne marine.

Stando all’analisi dell’équipe di biologi marini, il mollusco emetterebbe tali flash per spaventare i predatori o per attrarre altre specie da predare, come confermato anche da esperimenti effettuati in laboratorio con polipi, vongole e plancton. Ora bisognerà provare a riprodurre i risultati nell’habitat marino, un obiettivo molto più difficile da raggiungere: “Fare un esperimento in laboratorio è abbastanza semplice”, spiega ancora Dougherty. “Ripeterlo sott’acqua è esponenzialmente più complicato. Tra l’altro, le barriere coralline sono molto delicate, quindi dovremo fare molta attenzione. Per non parlare del problema delle riprese sottomarine: in altre occasioni è successo che granchi e paguri rovesciassero le nostre telecamere, mandando a monte l’esperimento. È sempre un’avventura”. Ma, a giudicare dallo spettacolo (come testimonia il video qui sotto), ne vale la pena.

Credits immagine e video: UC Berkeley Campus Life
Riferimenti: Society for Integrative and Comparative Biology (SICB)

Sandro Iannaccone

Giornalista a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. È laureato in fisica teorica e collabora con le testate La Repubblica, Wired, L’Espresso, D-La Repubblica.

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