Ecco l’identikit basato sul Dna

Individuare con estrema precisione le caratteristiche di un volto umano partendo da un capello o da una falange. Sembra fantascienza, è vero. Eppure fra non molto potrebbe essere possibile. I ricercatori della Pennsylvania State University e della Catholic University of Leuven, guidati da Mark Shiver e Peter Claes, infatti, hanno messo a punto un catalogo di 24 varianti genetiche, in 20 geni diversi, che in qualche modo influenzano struttura e conformazione del viso umano. Il lavoro è stato pubblicato su PloS Geneticse non è che il primo passo di un percorso lungo e ambizioso: ampliando l’elenco e affinando la ricerca, dicono gli scienziati al New Scientist, “in cinque o dieci anni saremo in grado di predire un viso usando solo il Dna e tecniche computazionali”.

Qualcosa, in realtà, già si sapeva. Dal Dna, attualmente, è possibile inferire diverse informazioni di base, come l’ascendenza razziale e alcune tonalità di capelli. Un lavoro pubblicato nel 2012 dall’équipe di Manfred Kayser, dello Erasmus Medical Center di Rotterdam, in Olanda, aveva già identificato cinque varianti genetiche con effetti rilevabili sulla forma del viso. Un buon punto di partenza, ma non abbastanza accurato. Gli autori dello studio attuale, invece, hanno usato una camera stereoscopica per scattare immagini tridimensionali di circa 600 volontari con antenati misti, cioè europei e africani.

Mentre lo studio di Kayser si focalizzava su nove punti di riferimento facciali (tra cui la posizione del bulbo oculare e della punta del naso), Shiver e Claes hanno sovrapposto alle immagini tridimensionali una griglia con oltre 7mila punti, registrandone con precisione la posizione, e hanno sviluppato un modello statistico per valutare come e quanto i geni, il sesso e gli antenati modificano la disposizione di tali punti. In particolare, gli scienziati hanno cercato in ognuno dei volontari 76 varianti genetiche, note per causare anomalie facciali se mutate. Incrociando i dati, hanno finalmente individuato le varianti candidate a essere predittori della forma facciale.

Il lavoro, secondo gli autori, potrà essere utile nel campo della genetica forense, per aiutare gli investigatori a ricostruire l’identikit di un sospetto a partire dalle sue tracce biologiche, ma anche in paleontologia: fra non molto, forse, potremmo scoprire i veri volti di Neanderthal e Denisovan, ominidi che in passato si incrociarono con l’antico Homo sapiens. 

Credits immagine: © 2014 Claes et al. – PLoS

Via: Wired.it

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