Edifici che danno energia

Mauro Spagnolo
Il sole nella città. L’uso del fotovoltaico nell’edilizia
Franco Muzzio, 2002
pp. 232, euro 17,00

Le città del futuro saranno disseminate di edifici fotovoltaici. Strutture che ricaveranno tutta l’energia necessaria per i loro abitanti dai raggi del sole. Infiniti piccoli punti di produzione energetica ecologica e decentrata, contrapposti alle grandi centrali di oggi, che irraggiano in vaste aree di territorio l’energia generata da combustibili inquinanti. E’ questo lo scenario tratteggiato da Mauro Spagnolo, un architetto di autorità indiscussa nel campo dell’integrazione del fotovoltaico nell’edilizia, nel suo libro. Scoperta nel 1839 dallo scienziato francese Edmond Becquerel, la conversione fotovoltaica (trasformazione della luce in corrente continua) ebbe le sue prime applicazioni tecnologiche negli anni Cinquanta, sulla spinta della “corsa allo spazio”, con la costruzione di satelliti alimentati da pannelli solari. Ma fu negli anni Settanta, con la crisi petrolifera, che il fotovoltaico ebbe le sue prime applicazioni civili. Dopo una pesante battuta d’arresto, dovuta al crollo del prezzo del greggio nel 1985, oggi sta ritornando al centro dell’interesse, in seguito ai problemi ambientali e geopolitici sollevati dall’utilizzo dei combustibili fossili. Gli sviluppi tecnologici recenti hanno reso i moduli fotovoltaici più semplici da integrare negli edifici. E non si tratta di un’applicazione peregrina. Attualmente, infatti, quasi il 40 per cento dei consumi energetici dei Paesi sviluppati riguarda il riscaldamento, il raffreddamento e l’illuminazione delle costruzioni. Dunque è fondamentale una “progettazione sostenibile”. Che integri i problemi energetici con quelli architettonici. E consideri l’edificio non come un involucro che deve solamente garantire il benessere di chi sta dentro, ma come un “medium” fra ambiente interno e quello esterno. Una progettazione multidisciplinare, che concepisca l’edificio come un prodotto tecnologico non meno complesso di un aereo o di un treno ad alta velocità. E che ne pianifichi, come per un normale prodotto industriale, la demolizione e il riciclo delle componenti. Una delle vie maestre in questa direzione è la progettazione bio-climatica, che consiste nell’adattare l’edificio alle caratteristiche del clima che lo circonda. Un’idea antica. Alcuni ne vogliono vedere il padre addirittura in Socrate, che nei Memorabilia di Senofonte insegna: “in edifici esposti a sud, i raggi solari d’inverno penetrano nei portici, mentre in estate, essendo il sole sopra le nostre teste, stiamo in ombra”. Assai più moderna è l’altra via maestra, indicata da Spagnolo: l’integrazione fra fotovoltaico e architettura. I pannelli solari possono stabilire con gli edifici una simbiosi che non ha paragoni, nell’ambito delle energie rinnovabili: possono esserne rivestimento. Il fabbricato, a sua volta, si offre spontaneamente come struttura portante. Le perdite per il trasporto dell’energia spariscono. Il calore generato dal surriscaldamento dei pannelli può essere riutilizzato all’interno della costruzione. Ma i pannelli possono essere utilizzati anche per fare ombra e contribuire al raffrescamento (un esempio d’intreccio fra la filosofia bio-climatica e la cultura dell’energia rinnovabile). Ancora, l’energia prodotta appartiene al proprietario dell’immobile, che non deve pagare per consumarla. E il profilo di consumo quotidiano (alto di giorno, basso di notte) coincide esattamente con la curva di produzione dell’energia. Ma l’integrazione funzionale non è disgiunta da considerazioni estetiche. I pannelli solari prodotti negli ultimi anni possono essere realizzati in dimensioni uguali a quelle dei componenti standard degli edifici e avere diverse colorazioni. Il modulo fotovoltaico potrebbe divenire “un elemento espressivo e caratterizzante per l’architettura come, in periodi diversi, lo sono stati l’acciaio, il cemento, il vetro e l’alluminio”. Viene voglia di credere a questa previsione guardando le costruzioni portate a esempio nel ricco inserto di foto a colori disposto al centro del volume. L’approccio ottimistico del libro è in parte bilanciato da un intervento di Roberto Vigotti, di Enel Green Power, nella parte conclusiva del libro. Qui, oltre a una spiegazione dei principi scientifici e delle soluzioni tecnologiche alla base della conversione fotovoltaica e a un’analisi delle tendenze del mercato, vengono accennate alcune delle difficoltà relative alla diffusione del solare. Come i lunghi tempi necessari per compensare sia l’investimento iniziale (stimati in dieci anni), sia la quantità di CO2 prodotta nella fase di costruzione del pannello (circa tre anni). Tempi comunque molto più brevi della vita “minima” di un pannello solare (circa 25 anni). Il libro è corredato da un ricco glossario e da una raccolta di siti web sul mondo del solare: dai centri di ricerca di punta, alle imprese che installano i pannelli sul tetto di casa.

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