Educare al futuro

Edgar Morin
I sette saperi necessari all’educazione del futuro
Raffaello Cortina, 2001
pp. 122, £ 18.000

Questo piccolo libretto ricorda un tentativo analogo fatto da un altro grande scienziato, l’inglese Gregory Bateson. Nel 1977, Bateson poneva ai professori dell’università presso cui insegnava una domanda interessante: “Noi, membri di questo Consiglio, incoraggiamo ciò che negli studenti e negli insegnanti promuoverà quelle più ampie prospettive capaci di riportare il nostro sistema entro una giusta sincronia o armonia tra rigore e immaginazione? Come insegnanti, noi siamo saggi?”.

Il libro che il sociologo francese ha scritto per l’Unesco risponde idealmente a questa domanda in un piccolo miracolo di sintesi e chiarezza. Sicuramente molti specialisti nelle varie discipline possono trovare assurdo racchiudere in un centinaio di pagine i problemi fondamentali che di devono affrontare nell’insegnamento, nella ricerca scientifica o nei processi di apprendimento, eppure Morin è riuscito nell’impresa. Certo, nulla di nuovo rispetto alle sue ricerche precedenti, ma la forma sintetica del libro aiuta a racchiudere in poche pagine le sette risposte alla domanda: cosa è importante sapere? Morin risponde così: innanzitutto osservare un’epistemologia corretta, critica e consapevole, poi costruire una scienza integrata e pertinente, rendere la natura complessa dell’identità e della condizione umana, capire l’importanza dell’identità terrestre dell’uomo, imparare ad affrontare la terribile bellezza dell’incerto. E poi ancora educare alla comprensione, che è il fine e il mezzo della comunicazione umana, capire le radici dell’incomprensione e quindi dei razzismi, delle xenofobie e del disprezzo, e infine istituire un’etica valida per tutti che riconosca il carattere ternario dell’uomo: individuo, specie, società.

Il tentativo di Morin è sicuramente ambizioso. Ma questa è una sintesi di settant’anni di vita spesi a favore di una ‘scienza’ in grado di accogliere al suo interno tutta la complessità del conoscere. La condizione dell’uomo che vuole sapere è simile a quella di Tantalo. Siamo completamente circondati da qualcosa, vogliamo capire cos’è, eppure, non appena ci avviciniamo, la comprensione scivola via, c’è sempre qualcos’altro che ci sfugge. Nelle pause del “supplizio”, sfogliamo questo libro saggio.

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