Estinti da un raggio cosmico

Nella lunga storia dell’evoluzione, madre natura ha dovuto ricominciare da zero o quasi per ben cinque volte: si tratta delle cosiddette “estinzioni di massa”, eventi misteriosi che hanno spazzato via la maggior parte della vita marina e terrestre. Su cinque, due di questi eventi sono riconducibili a grosse catastrofi ambientali come l’impatto con un meteorite o eruzioni vulcaniche di enormi proporzioni. E le altre? Arnon Dar, del Physics and Space Research Institute di Haifa, in Israele, e Alvaro DeRujula, del Cern di Ginevra, puntano il dito su una causa diversa, ma sempre proveniente dallo spazio: i Gamma Ray Burst (Grb), ovvero le esplosioni di raggi gamma. Tali esplosioni non sono eventi isolati nell’Universo: si verificano quando per esempio una stella esplode in una supernova oppure collassa in un buco nero. Pur avendo un effetto devastante sulla maggior parte delle forme di vita conosciute, i raggi gamma non lasciano tracce geologiche, proprio come nessuna traccia geologica è stata trovata per le grandi estinzioni avvenute nel periodo Ordoviciano (circa 435 milioni di anni fa), in quello Devoniano (357 milioni di anni fa) e nel Triassico (198 milioni di anni fa). Nel loro studio, i due astrofisici hanno anche stimato la frequenza con cui un’esplosione di Grb avviene nella nostra galassia e investe il nostro pianeta: circa una ogni 80-100 milioni di anni, una cifra sorprendentemente vicina agli intervalli di tempo occorsi fra le cinque maggiori estinzioni.

Dar e DeRujula hanno studiato la Eta Carinae, una delle più grandi e luminose stelle della nostra galassia: la sua massa ammonta a più di cento masse solari, ed è un milione di volte più luminosa del Sole. L’astro sta per collassare in un buco nero, e proprio quest’evento scatenerà una devastante esplosione di Grb che investirà parte della nostra galassia. Per questa volta fortunatamente non siamo nel “mirino”: i raggi gamma infatti si propagano lungo un cono il cui asse coincide con quello di rotazione della stella, e il cono dell’Eta Carinae non include il nostro pianeta. La frequenza con cui tali eventi si ripetono nelle nostra galassia, non lascia dubbi sul fatto che la Terra in passato non sia stata fortunata come in questa occasione.

Le esplosioni di Grb producono raggi cosmici di altissima energia, che nell’impatto con l’atmosfera terrestre a loro volta generano muoni altamente energetici. “A quel livello di energia, i muoni così generati”, spiega Dar, “sono letali per la maggior parte delle specie sulla Terra. Possono viaggiare nelle profondità del terreno e del mare, spiegando così la scomparsa di forme di vita anche in angoli più reconditi del pianeta, cosa che invece non sarebbe in accordo con l’impatto di un eventuale meteorite. I Grb si manifestano con “ondate” della durata di pochi secondi che si ripetono periodicamente per circa 48 ore: in questo modo, a causa della rotazione terrestre, l’intero pianeta viene esposto ai raggi”. E la devastazione continua anche dopo l’irradiamento: tra le conseguenze si annoverano il danneggiamento alle catene alimentari per la scomparsa della maggior parte delle specie viventi e la notevole riduzione nello strato di ozono con conseguente esposizione ai raggi ultravioletti.

I Grb potrebbero essere indirettamente responsabili anche delle altre due grandi estinzioni, quella avvenuta alla fine del Cretaceo (65 milioni di anni fa) e quella del Permiano (251 milioni di anni fa). Per l’estinzione più recente è stato trovato un cratere del diametro di circa 180 chilometri nello Yucatan che sembra essere stato causato dall’impatto di un meteorite o una cometa del diametro di circa 10 chilometri avvenuto proprio in quel periodo. Anche per l’estinzione del Permiano, che pare spazzò via tra l’80 e il 95 per cento delle specie allora esistenti è stata trovata evidenza di un probabile impatto con una cometa. E allora perché chiamare in causa ancora una volta i Grb? Le comete nella nostra galassia si originano nella nube di Ort in seguito a delle perturbazioni, che Dar e DeRujula affermano esser causate da Grb provenienti dal centro della galassia.

“Il dibattito tra gli scienziati sulle estinzioni di massa e sulla loro presunta periodicità è tuttora vivo”, afferma Raffaele Sardella, ricercatore presso il dipartimento di Scienze della Terra dell’Università La Sapienza di Roma. “E’ probabile che le cause extraterrestri abbiano giocato un ruolo di primo piano, se non determinante, nel far scomparire percentuali elevatissime di specie (sovente in momenti di grande successo evolutivo). Le ipotesi proposte da Dar e DeRujula vanno valutate con interesse, ma forse è un errore cercare un’unica causa valida per tutte le estinzioni”.

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