Estinzione dei Neanderthal: scartata l’ipotesi del clima

L’uomo di Neanderthal non sarebbe scomparso a causa dei cambiamenti climatici, ma più probabilmente per la competizione con l’Homo sapiens. È quanto afferma uno studio apparso su Nature condotto dall’Università di Leeds, che ha consentito di associare con precisione la datazione di alcuni ritrovamenti con i dati sul clima.

Da anni gli scienziati dibattono sulle possibili cause della scomparsa dei nostri antichi “cugini” che per circa 100 mila anni hanno popolato l’Europa. La difficoltà principale stava nell’associare con esattezza l’età dei fossili alla cronologia degli eventi climatici.
Ora, un gruppo di ricerca coordinato da Chronis Tzedakis, professore di paleoecologia all’Università di Leeds, ha esaminato alcuni strumenti dell’industria litica Musteriana (che consiste di utensili attribuiti dalla comunità scientifica all’uomo di Neanderthal), rinvenuti nella Gorham’s Cave a Gibilterra, probabilmente la più recente testimonianza dell’Homo neanderthalensis. La presenza di piccoli ritrovamenti in sedimenti marini accuratamente datati con il radiocarbonio consente infatti di risalire con precisione alle condizioni climatiche del tempo.

Delle tre diverse date che potrebbero essere associate alla scomparsa dei Neanderthal (32, 28 e 24 mila anni fa), solo la più recente, nonché la più controversa, corrisponde a un evento climatico rilevante: l’espansione della piattaforma ghiacciata nel Nord Europa. Nella Gibilterra di 24 mila anni fa, però, l’effetto delle correnti marine calde provenienti dall’Atlantico subtropicale avrebbe garantito la permanenza di condizioni più miti, favorevoli alla sopravvivenza della specie. La causa più plausibile della scomparsa dell’Homo neanderthalensis resterebbe quindi la rapida diffusione nello stesso periodo dell’Homo sapiens.
“Lo stesso metodo usato per ricostruire il paleoclima al tempo dei Neandrthal” aggiunge inoltre Tzedakis, “lpuò essere applicato a qualsiasi campione accuratamente datato”. (s. s.)

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