Europa: saremo meno ma consumeremo di più

In Europa si nasce sempre meno e i suoi abitanti sembrano destinati a costituire una percentuale sempre più piccola della popolazione del pianeta. Ma la diminuzione della popolazione europea non sembra preludere a un alleggerimento della pressione dell’uomo sull’ambiente nel Vecchio Continente. Questo è lo scenario emerso durante il convegno internazionale “Popolazione e ambiente nei paesi sviluppati” organizzato a Roma, alla fine del mese scorso, dal Consiglio Nazionale delle Ricerche. Le previsioni sul futuro del rapporto uomo-ambiente in Europa si basano sullo studio dei consumi e dell’inquinamento “pro capite” di vari gruppi di individui, riuniti in base al luogo di abitazione, all’età e al sesso. E i dati emersi dal convegno di Roma non sono rassicuranti. Nei prossimi anni, se le tendenze attuali verranno confermate, gli europei faranno sempre meno figli. Tuttavia aumenteranno i consumi di acqua, alimenti ed energia. Insomma, saremo di meno ma ciascuno di noi peserà sempre più sulla natura. Una delle cause sembra essere la frammentazione delle famiglie, dovuta principalmente a un aumento degli anziani e dei single. Se nel 1950 c’erano mediamente 3,6 persone in ogni abitazione, nel 1990 la media è scesa a 2,7. Un minor numero di individui all’interno di una singola un’abitazione significa più appartamenti da scaldare, meno persone che usano la stessa vettura. Si consuma di più e quindi l’impatto sull’ambiente è maggiore. Secondo Wolfang Lutz, dell’International Institute for Applied System Analysis che ha sede in Austria, “il numero degli alloggi nel mondo è destinato ad aumentare più velocemente della popolazione”. Questo dato è particolarmente inquietante poiché, come sottolinea Lutz, le emissioni di anidride carbonica che causano l’effetto serra dipendono più dalla quantità di abitazioni che da quella degli abitanti. I lavori del convegno hanno anche sottolineato la tendenza delle persone anziane a vivere in appartamenti spesso troppo grandi per le loro esigenze. Spesso si tratta di case antiche, situate nei centri storici, che per mancanza di energie o di fondi non vengono adeguatamente ristrutturate. La conseguenza è un progressivo deterioramento del tessuto urbano. E i dati sull’Italia riferiscono che un nucleo familiare composto da anziani consuma meno della media, in particolare nel settore del riscaldamento e dell’energia elettrica. Ovviamente il divario aumenta se si prende in considerazione il consumo di benzina: una coppia di anziani ne usa il 70% in meno di una coppia di giovani. Oltre all’età, anche il sesso fa la differenza. Le donne, per esempio, sono più propense a usare i mezzi pubblici. Nonostante i loro spostamenti siano più articolati di quelli degli uomini. Tuttavia anche queste differenze sembrano attenuarsi nelle nuove generazioni. In Italia le donne giovani che possiedono un automobile sono il 74% rispetto all’88% degli uomini, mentre tra gli anziani le proporzioni sono del 6,5% contro il 32%. Per quello che riguarda gli orari di lavoro, fra i due sessi non c’è differenza: per entrambi i tempi sono inflessibili. Da questo quadro emerge la necessità di promuovere stili di vita più compatibili con le nostre risorse ambientali. Una promozione che dovrebbe iniziare dalle scuole, soprattutto in una società multietnica, nella quale è altrimenti difficile raggiungere tutti i suoi componenti. Bianca Maasdamme, del ministero dell’ambiente olandese, ha notato nel suo intervento che “in una classe siedono l’una accanto all’altra diverse convinzioni, diverse razze, diverse culture. Di conseguenza se si vogliono cambiare i livelli di consumo verso uno stile di vita più sostenibile bisogna cominciare dalla scuola”. Ma gli sforzi rischiano di essere inutili se non sono appoggiati dalle famiglie.

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