Farmageddon, l’apocalisse nella sanità

Patrizia Pasqui
Farmageddon. L’ultimo uomo sano sulla Terra
Scienza Express 2012
pp.72, euro 9,50

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Nel mondo occidentale, nell’ultimo secolo, l’aspettativa di vita è raddoppiata e in Italia, dal 2000 ad  oggi, è più che raddoppiato il consumo delle pillole. In Africa le epidemie avanzano, la medicina non arriva, il sistema nega i farmaci e le strutture ospedaliere.

Il divario nord-sud del mondo persiste anche nell’accesso alle cure sanitarie. Uno spettacolo già visto, lo scenario è drammaticamente capovolto. Lì dove il benessere è diffuso, la medicina è invadente, promuove la malattia e fa marketing sulla pelle della gente. Dove la povertà stagna e il potere di acquisto è quasi pari a zero, la medicina è omissiva e lascia al loro destino i poveri perché non rendono.

A raccontarlo è Farmageddon, storpiatura di Armageddon, l’apocalisse nella sanità, l’opera teatralescritta da Tiziana Pasqui per Emergency e ora pubblicata in formato tascabile da Scienza Express con la prefazione di Gino Strada.

Una commedia dai risvolti amari che con le metafore dello show systemmette in scena i lati oscuri e affaristici della medicina moderna legata a doppio filo agli interessi dell’industria. Personaggi reali e surreali si alternano nello spettacolo Salute a tutti! reso possibile grazie all’immancabile Sponsor che, non a caso, è una casa farmaceutica interessata a proporre un nuovo (superfluo) prodotto. Interrotto da pause pubblicitarie e fuori onda, un esplosivo Presentatore regge il timonedella rappresentazione. Deus ex machina, una  voce fuori campo decodifica la realtà con aneddoti più o meno stravaganti, denuncia le barbarie della sanità come virus che avanzano. Virchow, classe 1821, è la memoria, colui che ha inventato la medicina e professa, con lo spirito di Ippocrate, il diritto alla cura per tutti. Il Politico elargisce grottesche promesse sanitario-elettorali. Il Turbo-chirurgo opera a oltranza anche quando non è necessario. E ancora ecco l’Ultimo uomo sano sulla terra che per essere tale è maniaco-ossessivo nel sottoporsi a controlli costanti; il Vecchio, il fantasma di un anziano defunto per una infezione contratta in ospedale.

L’ultima graffiata di puro cinismo la dà l’Account di una società di pubbliche relazioni che discute con il suo staff la strategia per il posizionamento sul mercato di un nuovo (inutile) prodotto farmaceutico. Semplicemente prima si “fa” la malattia, cioè la si confeziona e la si promuove – grazie ai potenti mezzi di informazione e di comunicazione di massa – poi si fanno i malati e le associazioni per la difesa del paziente-consumatore.

Le ultime risa si rompono nell’applauso finale. Cala il sipario sul mercato che confonde la salute con la malattia, il paziente con il cliente e l’ospedale con l’azienda perpetuando stati ipertrofici di sovra diagnosi e sovra trattamenti. È chiaro a questo punto che nulla ha a che fare con la salute ma solo con il profitto.

Grazie alla Fondazione Emergency, Farmageddon è andato in scena in alcuni teatri italiani.

1 commento

  1. Uffa! Continua alla noia il filone della Big Pharma nei panni di Belzebù. Farmaci inutili e malattie inventate. Per fortuna che c’è l’astuta Patrizia Pasqui che ci allerta, vendendo, con il suo libro, paure da quattro soldi. Un déjà vu senza originalità e già lo si intuisce stracolmo di pregiudizi da casalinga frustrata. I problemi “veri” ovviamente sono altri. I problemi “veri” sono l’inaridimento di un intero enorme settore di ricerca medico-scientifica, quello basato sulla chimica tradizionale. Quello è il “vero” e terribile problema. Ma l’astuta Patrizia Pasqui neppure se ne accorge, e mentre nel suo salotto staziona un enorme pachiderma, insegue giuliva con in mano un ammazzamosche un noioso moscerino, gridando:”Al lupo, al lupo!”!

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