Filogenesi degli acciacchi

Gilberto Corbellini
EBM – Medicina basata sull’evoluzione
Laterza 2007, pp.188 + XXIV, euro 14,00

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Plasmati dall’evoluzione in tutto e per tutto: anche nei nostri malanni. Questo il senso del nuovo libro di Gilberto Corbellini, una della Lezioni Italiane che la Fondazione Sigma-Tau da ormai molti anni manda in libreria con Laterza. Senza cedere un millimetro alle panzane creazioniste, il testo affronta in chiave storica un tema che solo nell’ultimo decennio è riapparso nella cultura medica. Dal 1994, infatti, quando fu pubblicato negli Usa il testo di Nesse e Williams “Perché ci ammaliamo” (tradotto in Italia da Einaudi), c’è stata una riscoperta dei temi evolutivi in medicina. Un rinnovato interesse che ha dato vita a numerosi filoni di ricerca che legano molte patologie alla storia filogenetica della nostra specie.

Studiare il funzionamento dell’organismo umano significa infatti andare a vedere il risultato di un lungo processo evolutivo: un incontro millenario tra le popolazioni della specie e i loro ambienti che ha dato forma a quello che noi chiamiamo Homo sapiens. Una forma non così perfetta, dal momento che soffriamo di una serie di acciacchi dovuti alla nostra evoluzione. L’esempio più citato è quello del mal di schiena: uno spiacevole inconveniente che deriva dalla nostra postura eretta. Le capacità di adattamento sono infatti limitate dal materiale a disposizione: il bricolage darwiniano ricicla le strutture presenti e quindi ha riadattato la colonna vertebrale, senza però apportarvi grandi modifiche strutturali. L’esito è una schiena che con il passar del tempo dolorosamente manifesta la propria inadeguatezza a una vita lunga come quella attuale.

Se il caso del mal di schiena può sembrar banale, si deve comunque tener conto che lo stesso ragionamento può essere applicato a tutto l’organismo, compresi probabilmente alcuni processi neurali che si manifestano nel comportamento. Esiste quindi tutta una lunga schiera di disturbi dovuti al cosiddetto “mismatch”, cioè la mancata corrispondenza tra l’ambiente e lo stile di vita attuali e quelli in cui la nostra specie si è evoluta. Ed esistono molte caratteristiche utili evolute proprio grazie all’interazione ambientale (come le diverse forme di resistenza alla malaria riscontrate nelle zone in cui la malattia è endemica).

Tuttavia, quella che Corbellini chiama “EBM” – Evolution Based Medicine (un gioco con Evidence Based Medicine, uno dei modelli interpretativi della medicina clinica più influenti degli ultimi anni) non è solo ricerca di questi esempi. Vi sono infatti numerose applicazioni del modello selettivo in diversi campi della medicina, ed è soprattutto in questo senso che la prospettiva storica offerta dal libro si rivela decisiva. L’uso del concetto di selezione darwiniana in ambito medico è infatti antico quanto la stessa teoria della selezione naturale, e di volta in volta ha costituito uno strumento teorico importante per affrontare e risolvere problemi in diversi campi di ricerca (dall’immunologia alla genetica, alla sanità pubblica).

La puntuale e dettagliata ricostruzione fatta da Corbellini (con l’ausilio di una vasta e aggiornata bibliografia) mostra proprio la dinamica delle scienze mediche come un processo che “converge verso la biologia generale”. È dunque una visione della medicina che deve essere in grado di far ricorso alle scienze biologiche, almeno per ciò che riguarda la caratterizzazione dei processi organici. E se in biologia, secondo il grande genetista Theodosius Dobzhansky, “nulla ha senso se non alla luce dell’evoluzione”, così secondo Corbellini anche la medicina deve poter usare l’evoluzione e il principio di selezione naturale. Un approccio strettamente selettivo, non scevro da controversie, anche se indubbiamente è uno strumento euristico potente che si è dimostrato molto fertile. La lettura di questo bel volume, sorretto anche da una prosa leggibile, non fa che confermarlo.

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