Si è trattato di negligenza e mancanza di comunicazione tra le parti interessate. È questa la conclusione dell’inchiesta della Fukushima Nuclear Accident Independent Investigation Commission, istituita dal governo giapponese, che per sei mesi ha indagato sull’incidente nucleare dell’11 marzo 2011. La relazione conclusiva della commissione fa chiarezza su cosa sia davvero successo dopo il terremoto e lo tsunami che colpirono la costa giapponese poco più di un anno fa, e su come sia stata gestita la crisi da parte delle autorità e del gestore dell’impianto, Tepco (Tokyo electric power company).
Dopo aver intervistato più di mille persone e aver ascoltato oltre 900 ore di registrazioni, i commissari hanno stabilito che sebbene l’incidente sia stato innescato da eventi naturali imprevedibili, le misure di sicurezza dell’impianto non erano adatte a garantire una risposta adeguata in situazioni di emergenza. Già il mese scorso un rappresentante di Tepco aveva ammesso alla Cnn che l’impianto non era attrezzato per rispondere a un disastro nucleare di quelle dimensioni.
Secondo il rapporto, la principale responsabilità del governo, dell’autorità di regolamentazione Nisa (Nuclear and Industrial Security Agency) e della Tepco è stata quella di non intervenire in tempo per migliorare le misure di sicurezza dell’impianto e garantire la protezione dei cittadini. La situazione è stata ulteriormente peggiorata dai problemi di comunicazione tra le parti interessate e la conseguente mancanza di coordinamento delle risposte dopo il disastro.
Le misure di emergenza degli impianti nucleari giapponesi non sono sufficienti a garantire la sicurezza dei cittadini – conclude la commissione – ed è necessaria una trasformazione profonda del sistema. Questi cambiamenti radicali che partono dalla necessità di adeguarsi agli standard di sicurezza internazionali si articolano in sette punti fondamentali elencati in dettaglio nel rapporto tra cui la riforma delle leggi sull’uso dell’energia nucleare e la creazione di sistemi di monitoraggio continui da parte di organismi indipendenti.
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