I primi risultati sui gemelli spaziali della Nasa

(Credit: Nasa)

Scott e Mark Kelly, i due astronauti gemelli della Nasa, ora non sono più identici. A riferirlo sono i risultati preliminari della missione Twins Study della Nasa, che aveva l’obiettivo di studiare gli eventuali effetti della permanenza nello Spazio sulla biologia del corpo umano: durante i 340 giorni passati sulla Stazione spaziale internazionale, tra il 2015 e il 2016, tutti i parametri sanitari di Scott, tra cui il materiale genetico, sono stati analizzati e confrontati con quelli di Mark, il suo gemello omozigote (e quindi con lo stesso identico dna), che invece era rimasto a terra.

I primi risultati delle analisi, coordinate del genetista Christopher Mason della Cornell University di New York, sono state presentate durante il convegno Human Research Program della Nasa organizzato in Texas, a Galveston, e riportate sulla rivista Nature. “I dati sono così freschi che alcuni di essi sono appena usciti dalle macchine per il sequenziamento”, spiega lo scienziato. L’analisi era cominciata subito dopo il rientro di Scott, a marzo dello scorso anno, e già i primi risultati avevano messo in luce alcune differenze, tra cui cambiamenti nell’espressione genica, nella metilazione del dna (un meccanismo biochimico usato dall’organismo per combattere lo stress ambientale) e altri marcatori biologici. Differenze che, secondo gli scienziati, possono essere attribuibili al tempo trascorso in orbita.

Per esempio, la lunghezza dei telomeri di Scott, strutture che si trovano alle estremità dei cromosomi, è aumentata più di quella del gemello mentre questi trovava nello Spazio.

“È il contrario di quello che pensavamo”, ha spiegato la biologa Susan Bailey, della Colorado State University. Poco dopo il rientro di Scott, però, i suoi telomeri erano tornati alla lunghezza normale, ovvero quella precedenti al lancio. Una spiegazione possibile, presa in considerazione dagli scienziati è che l’allungamento dei telomeri potrebbe essere stato un meccanismo di difesa delle cellule, attivato in risposta a uno stress acuto.

Inoltre, ci sono stati anche alcuni cambiamenti nella metilazione in entrambi i gemelli: dalle analisi, si è osservato che in Scott questa è diminuita durante il volo spaziale, mentre in Mark, nello stesso periodo, è cresciuta. In entrambi, poi, è tornata a livelli normali: il motivo non è ancora stato chiarito (soprattutto per il gemello che non aveva volato), ma come riporta il team di scienziati su Nature, è abbastanza normale che i livelli di metilazione tornino alla normalità una volta che gli astronauti ritornano a Terra, perché potrebbero essere associati allo stress dovuto ai rapidi cambiamenti nella dieta (senza più cibo liofilizzato) e abitudini del sonno (dormire in assenza di gravità).

Il passo successivo sarà ora quello di capire quali cambiamenti possono essere attribuiti al volo spaziale, e quindi all’assenza di gravità, e quali invece sono alterazioni naturali, ovvero normali conseguenze dell’invecchiamento. La ricerca Twins Study fornirà così elementi preziosi per organizzare un futuro viaggio su Marte, di minimo 18 mesi tra andata e ritorno, senza rischi per gli astronauti.

Via: Wired.it

Marta Musso

Laureata in Scienze Naturali alla Sapienza di Roma con una tesi in biologia marina, ha sempre avuto il pallino della scrittura. Curiosa e armata del suo bagaglio di conoscenze, si è lanciata nel mondo del giornalismo e della divulgazione scientifica. “In fin dei conti giocare con le parole è un po' come giocare con gli elementi chimici”.

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