Geografia del rischio

In Europa le malattie cardiovascolari non colpiscono più come prima. Cambia infatti la distribuzione in termini di tassi di mortalità della cardiopatia ischemica – una forma di cardiopatia caratterizzata da un ridotto apporto di sangue al cuore – e delle malattie cerebrovascolari – difetti dei vasi sanguigni che riforniscono il cervello -, come l’ictus: la mortalità diminuisce in tutto il Vecchio Continente ma c’è una grande differenza fra aree geografiche, con un tasso maggiore di decessi nell’Europa dell’est e centrale. Lo rivela uno studio dell’Institute of Social Medicine, Epidemiology and Health Economics, della Charité University Medical Center di Berlino, pubblicato sull’European Heart Journal.

Gli scienziati hanno effettuato la loro analisi concentrandosi su una fascia di età compresa tra i 45 e i 70 anni, calcolando i tassi di mortalità per ischemia e ictus attraverso i dati relativi all’anno 2000 forniti dagli uffici di statistica della Comunità Europea (Eurostat) e dagli uffici nazionali dei diversi paesi. Hanno così potuto dividere la popolazione in cinque gruppi, assegnando a ciascuna area geografica corrispondente un colore diverso: il verde scuro indica il più basso tasso di mortalità, il rosso quello più alto, e altre tonalità come il verde chiaro, il giallo e l’arancione indicano i tassi intermedi. I ricercatori hanno così scoperto che i tassi di mortalità per ischemia sono più bassi nei paesi dell’Europa meridionale e occidentale e più alti a est, mentre l’ictus provoca un numero maggiore di vittime nei paesi che si affacciano sul Mediterraneo, come il Portogallo, la Grecia e le aree meridionali di Spagna e Italia.

L’analisi ha permesso inoltre di costruire due mappe, una per gli uomini e una per le donne, largamente sovrapponibili ma con alcune differenze interessanti.  Per esempio in Finlandia il grafico maschile presenta una prevalenza di colore giallo mentre quello femminile evidenzia un’area verde chiaro. Queste variazioni, così come quelle territoriali, sembrano dipendere dalla maggiore o minore presenza dei fattori di rischio come l’alimentazione ricca di frutta e verdure, il fumo, lo stress e la qualità delle cure mediche disponibili.

I risultati della ricerca possono aiutare i medici a curare i loro pazienti tenendo conto del gruppo in cui rientra il proprio paese. L’autrice dello studio, Jacqueline Müller-Nordhorn, afferma: “Questi dati ci aiutano a individuare quali sono i paesi ad alto o a basso rischio di malattie cardiovascolari e potrebbero dunque rivelarsi un aiuto importante per la definizione delle strategie di prevenzione per questo tipo di patologie” (g.r.).

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