Guida mitologica per un viaggio in Sicilia

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Parlando dei più antichi abitatori della Sicilia, Tucidide ricorda i canti dei poeti che narrano dei Lestrigoni e dei Ciclopi; poi – da storico – racconta l’arrivo dei Sicani che provenivano dalla Spagna, e infine quello dei Siculi, che spinsero i Sicani nella parte orientale dell’isola. Da loro prese il nome quella che prima si chiamava Sicania oppure Trinacria, terra delle tre punte.

In questa terra di Sicilia si svolge il viaggio guidato da Giulio Guidorizzi e Silvia Romani, accompagnato da dei ed eroi, da miti e leggende che proiettano nel presente le tracce di culti sviluppati in un passato lontanissimo, modificati e deformati dai modi di vivere attuali. Per esempio, sappiamo che nel pantheon dei primi siculi c’era un dio chiamato Adrano, raffigurato con elmo e lancia e circondato da cani sacri. Da questi discende probabilmente la razza del cane Cirneco, che ancora esiste in quella zona. Il dio era molto venerato e ai suoi due figli, i Palici, erano consacrati due laghetti vicini all’attuale Palagonia, che continuavano ad attirare pellegrini in cerca di un oracolo. Diodoro Siculo ne lascia la descrizione: “Vi sono lì quelli che chiamano crateri: non sono grandi, ma eruttano continuamente acqua da profondità insondabili, come se fossero calderoni bollenti riscaldati sul fuoco, e sempre sgorga acqua, da cui promana un fortissimo odore di zolfo e terribili boati”. Ma l’industrializzazione (con relativa speculazione) non si cura molto della mitologia e, con totale indifferenza verso l’ambiente, i laghetti sono stati prosciugati nel periodo fascista per costruirvi un impianto che tuttora produce anidride carbonica e ghiaccio secco.

Giulio Guidorizzi e Silvia Romani
La Sicilia degli Dei. Una Guida mitologica
Raffaello Cortina Editore, 2022 . pp 304

Intorno al 450 A.C. la Sicilia fu conquistata dai Greci, che fondarono sulle coste le loro colonie, e che definirono se stessi “Sicelioti” per distinguersi da quelli della Magna Grecia, che erano “Italioti”, e da quelli della madrepatria, i veri e propri “Elleni”. I Greci portarono in Sicilia i loro culti e i loro dei, fondarono città ad essi dedicate, trovarono nel paesaggio i luoghi sacri in cui si svolsero le loro vicende. Per esempio, le fonti e le sorgenti di acqua vicino Siracusa diventarono oggetto di miti e leggende facendo immaginare promesse nuziali lì dove si mescolano le acque della fonte Ciane e del fiume Anapo, ben più lungo e ampio. Ai tempi del mito, Anapo si era innamorato della ninfa Ciane e le aveva chiesto di diventare sua sposa. Ma Ciane aveva visto il dio Ade che, proprio davanti alla sua fonte, era sprofondato sottoterra portando con sé Persefone, dopo averla rapita presso il lago di Pergusa. E Ovidio racconta che, per il dolore, la ninfa sia dolcemente tramutata nel corso s’acqua che porta il suo nome.

Demetra e Persefone (per i Romani Cerere e Proserpina) erano adorate in modo speciale sia a Siracusa che a Enna, il vero granaio dell’isola. Il loro culto rimanda a quello di un’antica divinità femminile della fecondità venerata dai primitivi Sicani. Dopo la conquista della Sicilia da parte dei Romani, Cicerone parla di come i cittadini di Enna avessero dedicato a Demetra un tempio grandioso. In mezzo a questo sorgeva una colossale statua della dea, ai cui piedi si deponevano ogni sorta di offerte; e di questa si vedono ancora resti suggestivi. Il mito di Demetra e il rapimento di sua figlia Persefone ci portano al lago di Pergusa, dove si dice che Ade, emergendo con il suo carro trainato da cavalli neri, abbia rapito la ragazza che raccoglieva narcisi trascinandola sottoterra. La sofferenza di Demetra era un dolore cosmico, universale, capace di stravolgere il mondo, da far isterilire le messi e far languire la vegetazione. Trovando un accordo tra gli dei, si racconta che Persefone poté tornare con la madre Demetra per sei mesi all’anno, facendo rifiorire la Sicilia, e tornare per gli altri sei mesi nel regno dei defunti.


Sempre a Siracusa, dal seme del dio Urano e dalla spuma del mare nacque Afrodite, la dea dell’amore: Esiodo la chiama kore, fanciulla incantevole da cui abbiamo imparato il segreto della Bellezza e del Desiderio.

Sotto la tirannia di Gelone, e poi di Gerone, Siracusa divenne un importante centro culturale, che accoglieva i maggiori poeti greci del tempo come Pindaro, Bacchilide, Simonide e dove Eschilo faceva rappresentare nel teatro i suoi “Persiani”. Un centinaio di anni dopo, quando era tiranno Dionisio, anche Platone soggiornò a Siracusa, dove andò per la curiosità di visitare l’Etna.

Già intorno al 580 A.C. era potente Agrigento, Akragas, cantata da Pindaro che fa risalire l’origine dei suoi fondatori ai Cadmei, e racconta la discendenza da Edipo del suo tiranno Terone. Questi, per celebrare le sue vittorie militari aveva fatto edificare il tempio di Zeus Olimpio, una immensa struttura templare fra le più grandi mai costruite. Ora il tempio di Zeus è solo il ricordo di quel che era: ha perso tutta la sua grandezza ed è ridotto a pochi ruderi. Invece il tempio in onore di Era Lacinia (Giunone per i Romani), che proteggeva il parto e soprattutto le unioni matrimoniali, sembra aver poco patito il passaggio del tempo.

In questo viaggio, dunque, gli autori ci guidano tra miti e frammenti di storia, tra leggende e sorgenti di acque limpide. Chiese in onore della vergine e statue di dee pagane ci accompagnano nelle tante città siciliane dove si mescolano passato e presente, conservazione e incuria. I testi di Pindaro, Ovidio, Diodoro Siculo sono solo alcuni tra quelli a cui fanno riferimento gli autori, e possiamo così riconoscere la sovrapposizione delle culture greche, e poi romane, e poi cartaginesi e poi moderne a quelle delle antiche popolazioni siciliane. Tracce del passato mitologico si trovano nelle città di oggi, con i loro angoli suggestivi, i palazzi lussuosi e il paesaggio spettacolare, dove Pirandello, Verga, Tomasi di Lampedusa e Camilleri sono a loro modo presenti. I templi più o meno ben conservati, i musei pieni di preziosi reperti, le statue spesso in frammenti, spesso rubate e poi restituite ai loro luoghi di origine, i balconi barocchi e i campi di grano dorato testimoniano al viaggiatore la presenza di una cultura complessa, ancora sostenuta dalle presenze di dei ed eroi.

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