Sia gli Stati Uniti con Brain Initiative sia l’Unione Europea con Human Brain Project stanno scommettendo molto sullo studio del cervello umano. Grossi finanziamenti sono stati stanziati per proseguire verso la comprensione del suo funzionamento, e magari un giorno gli scienziati riusciranno a simularlo al computer.
“Oggi disponiamo degli strumenti e delle capacità di studiare a fondo la biologia del cervello umano” racconta Kerry Ressler, direttore scientifico al McLean Hospital, “ma ci mancano i tessuti delle persone con disturbi per capire davvero”.
Secondo Ressler infatti lo sviluppo di terapie o addirittura di cure per molte malattie del cervello, dall’Alzheimer alla depressione, sarebbe a portata di mano, ma bisogna fare in modo di incentivare alla donazione post mortem.
Sabina Berretta, direttore scientifico dell’Harvard Brain Tissue Resource Center, sottolinea inoltre che uno dei problemi che limitano le donazioni a scopi scientifici sia che l’opinione pubblica ritiene che non ci sia nulla da trovare sui disturbi mentali, come la depressione o lo stress post traumatico. “Questa è una concezione radicalmente sbagliata da un punto di vista biologico”, ribadisce Berretta alla BBC.
Se è chiaro ormai da tempo che le malattie di Alzheimer e di Parkinson sono associate a grossi stravolgimenti delle strutture cerebrali, è altrettanto vero che la scienza ha stabilito una correlazione tra disturbi psichiatrici e cambiamenti neurologici nel cervello. Evidenze che hanno costretto la comunità scientifica a ripensare a disordini mentali come la schizofrenia e la depressione, le cui manifestazioni psicotiche potrebbero essere solo la punta dell’iceberg.
Ma per trovare ciò che sta sotto la superficie bisogna indagare là dove le malattie hanno origine, nel cervello. E magari sarà possibile trovare una soluzione.
Via: Wired.it
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