Hiv, nuove terapie contro il virus mutante

Prospettive della ricerca, pratiche cliniche per la lotta all’Aids e un appello in vista del G8 di Genova per rendere operativo il fondo di 20 mila miliardi proposto da Kofi Annan. E’ quanto è emerso dalla prima conferenza della Società Internazionale sull’Aids (Ias) che si è conclusa oggi a Buenos Aires, e che ha riunito tremila ricercatori di 52 paesi del mondo. A un anno dal congresso mondiale di Durban in Sudafrica, durante l’incontro nella capitale argentina sono state illustrate le prospettive della ricerca medica: dalle terapie antiretrovirali intermittenti, alla ricerca per un vaccino preventivo e curativo, ai nuovi farmaci per bloccare la diffusione del virus da immudeficienza umana (Hiv). Al centro dei dibattiti, anche i problemi del sud del mondo, dove l’Aids ha raggiunto le dimensioni di una vera e propria pandemia.

Se l’Aids è uno degli indicatori degli squilibri mondiali, i paesi ricchi non possono trascurare nemmeno l’altra faccia della ‘globalizzazione’: con l’aumento dell’immigrazione si sta diffondendo anche in occidente la variante del virus prevalente in Africa, l’Hiv-2. Uno studio presentato al convegno dall’infettivologo dell’Università di Brescia Giampiero Carosi, condotto in 67 centri clinici italiani conferma che il 5 per cento delle nuove infezioni sono causate da questa variante del virus. Ma non solo, la diffusione della malattia progredisce con un ritmo tre volte superiore a quello dei ritrovati medici, per questo, come ha ricordato Stefano Vella, presidente dell’incontro “occorre creare una forte sinergia tra ricerca di base e pratica clinica” e mettere così i progressi scientifici a disposizione dei malati.

Se il convegno di Buenos Aires non ha promesso soluzioni, ha però illustrato le principali prospettive della ricerca, tra cui quelle che riguardano le terapie intermittenti. Un primo studio sulla terapia a ‘singhiozzo’ – che alterna, cioè, cicli di cure a periodi di vacanza ogni sette giorni – ha ottenuto risultati positivi, come ha spiegato l’immunologo americano Anthony Fauci, direttore dell’Istituto delle malattie allergiche e infettive degli Stati Uniti e coordinatore della ricerca. La terapia intermittente tuttavia è stata somministrata soltanto a dieci pazienti per 14 settimane, per verificarne l’efficacia quindi si sperimenterà presto su 100 sieropositivi per due anni.

Tra i nuovi farmaci in stato avanzato di sperimentazione ci sono i cosiddetti inibitori della fusione, che riescono a impedire l’ingresso del virus nella cellula. Per il momento di tratta soltanto di sigle, come T-20 e T-1249, che aspettano l’approvazione della Food and Drug Administration ma, ha spiegato David Ho, direttore del Centro di ricerche sull’Aids ‘Aaron Diamond’ di New York, “potrebbero essere impiegate in combinazione con gli altri farmaci che hanno la capacità di bloccare la replicazione del virus quando é già entrato nella cellula”.

Per un vaccino contro l’Hiv invece bisognerà aspettare almeno dieci anni, un periodo troppo lungo per i paesi in cui già oggi una persona su quattro è sieropositiva. Secondo Leonard Corey del Fred Hutchinson Research Center dell’ Università di Washington, al momento dei 30 vaccini che sono allo studio in tutto il mondo ancora nessuno si é dimostrato in grado di stimolare una elevata risposta di anticorpi e cellule contro le proteine dell’Hiv 1.

Nello scenario delineato dal convegno e nel piano di aiuti necessario per i paesi poveri si è parlato anche di costo dei farmaci e accesso alle terapie, di mancanza di infrastrutture sanitarie, e, infine, della comparsa di ceppi del virus resistente ai farmaci. La società internazionale dell’Aids e l’Organizzazione mondiale della sanità, per esempio, stanno studiando una terapia semplificata da somministrare nei paesi in cui non è possibile accedere a tutte le combinazioni di farmaci. Gli scienziati hanno inoltre preparato dei suggerimenti per il G8 che verranno pubblicati sul numero di Nature della prossima settimana. Chissà se tra le proposte è stato inserito l’invito ai paesi occidentali a destinare l’0,7 per cento del Pil alla cooperazione e sviluppo e ad approvare la Tobin Tax, la tassa sulle speculazioni finanziarie. E ancora, se nel documento si parla di azzeramento del debito, condizioni indispensabili per contrastare l’epidemia di Aids in quei paesi in cui la malattia è anche sinonimo di povertà.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here