Un possibile trattamento contro l’Hiv basato su un composto prodotto naturalmente dall’organismo umano. Lo hanno identificato e lo stanno sperimentando i ricercatori dell’Istituto di Virologia molecolare dell’Ospedale Universitario di Ulm e della Università Medica di Hannover, in Germania, guidati da Frank Kirchhoff.
Come riportato sulle pagine di Science Transaltional Medicine, si chiama VIR-576 ed è in grado di bloccare uno dei primi stadi dell’infezione, chiamato fusione dei peptidi, nel quale il virus fonde la sua membrana con quella della cellula ospite. È la prima volta che viene identificato un composto naturalmente presente nel corpo umano efficace nel contrastare l’Hiv; inoltre si tratta della prima evidenza a favore della teoria secondo la quale inibire la fusione dei peptidi può mettere in stand by la replicazione del virus nell’organismo.
Nel 2007, Kirchhoff aveva tenuto una conferenza a Boston sul composto, e i suoi studi avevano già avuto una forte risonanza tra la comunità di ricercatori che si occupano di HIV. Si aspettava con ansia la sua applicabilità farmacologica, ed è arrivata in fretta.
Nelle primissime fasi della sperimentazione, 18 pazienti sieropositivi sono stati trattati per dieci giorni con tre diverse dosi del nuovo composto. Sono state somministrate loro anche le normali terapie, ma il VIR-576 è stato il primo farmaco antiretrovirale da loro assunto. Secondo i risultati dello studio, il composto ha ridotto la carica virale del 95 per cento in quei pazienti ai quali era stata stata somministrata la dose più alta.
Ovviamente sono dati in vivo preliminari e da prendere con le pinze. Però, per un piccolo numero di pazienti con virus multi-resistente, rappresenta una speranza concreta per il futuro.
Il difetto principale del VIR-576 è che deve essere iniettato ed è quindi scomodo da usare autonomamente; soprattutto è molto costoso. Per questo motivo gli scienziati stanno cercando molecole più piccole che agiscano allo stesso modo, ma che siano più economiche e somministrabili per via orale.
Infine, secondo gli stessi autori, i risultati dello studio suggeriscono che, poiché la fusione dei peptidi è un meccanismo usato da molti altri virus – compresi quelli dell’influenza, delle epatiti B e C, della rosolia, degli orecchioni, dell’Ebola e della SARS – sarebbe possibile sviluppare inibitori simili al VIR-576 efficaci contro questi microrganismi.
Riferimenti: Science Translational Medicine
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