I bancomat si mettono al sicuro con gli insetti

    Come si possono proteggere i soldi contenuti all’interno dei bancomat da ladri e malfattori? Secondo un team di scienziati svizzeri, la risposta è una reazione chimica in grado di produrre una schiuma che danneggia irrimediabilmente le banconote, impedendone prelievi fraudolenti. In questo modo, non sarebbero più necessarie guardie o dispositivi di sicurezza, riducendo drasticamente i costi per la protezione dei dispositivi.

    L’ispirazione, hanno spiegato gli scienziati nello studio pubblicato su Journals of Materials Chemistry A, è arrivata dai coleotteri bombardieri, o carabidi, una famiglia di insetti che, se attaccati da un predatori, reagiscono rilasciando nell’ambiente una sostanza chimica calda e nauseante, prodotta dal rilascio di un enzima che si mescola con il perossido di idrogeno (ossia la comune acqua ossigenata) contenuta all’interno del corpo dell’insetto.

    All’interno del bancomat, quindi, ci sarebbero due contenitori: uno riempito con perossido di idrogeno, l’altro con ossido di manganese. I contenitori sarebbero separati da una sottile membrana, facilmente recisa nel caso in cui qualcuno cercasse di impossessarsi delle banconote contenute all’interno del dispositivo. Una volta infranta la pellicola, le due sostanze chimiche verrebbero in contatto tra loro e produrrebbero la schiuma.

    Gli scienziati hanno proposto anche altre varianti: al posto della schiuma, ad esempio, si potrebbe avere un vapore in grado di inzuppare i ladri di sostanza chimiche facilmente rilevabili, o con una tintura per riuscire ad identificarli. Il denaro, in alternativa, potrebbe essere segnato anziché distrutto, rendendone l’utilizzo più difficile per i malfattori.

    Ma le applicazioni non si fermano qui: sistemi simili potrebbero essere utilizzati nelle protesi mediche per rilasciare farmaci sotto alcune condizioni, o come metodi di disinfestazione per le coltivazioni.

    Riferimenti: Journals of Materials Chemistry A doi: 10.1039/C3TA15326F

    Credits immagine: Federico Parodi/Flickr

    LASCIA UN COMMENTO

    Please enter your comment!
    Please enter your name here