I capodogli spiati da Nemo

Sono centinaia, non decine come si credeva, i capodogli che vivono nel Mediterraneo. La scoperta è stata fatta dai biologi marini del Centro interdisciplinare di bioacustica e ricerche ambientali dell’Università di Pavia. Gli studiosi hanno registrato i suoni dei cetacei dal gennaio 2005 grazie alla stazione acustica sperimentale “Onde” installata nel laboratorio sottomarino Nemo Fase-1, a duemila metri di profondità e 20 chilometri al largo di Catania.

La stazione fa parte del più ampio progetto Nemo dell’Infn (Istituno nazionale di fisica nucleare). Nemo è un telescopio sottomarino che verrà collocato a 3.500 metri di profondità a 80 chilometri dalla costa siciliana per rivelare i neutrini attraverso i “suoni” generati dall’interazione tra le particelle cosmiche e l’acqua. Lo studio dei neutrini che provengono dalla galassia aiuterà gli scienziati a “vedere” il cielo in una maniera nuova e a chiarire i processi fisici che danno origine alle sorgenti astrofisiche di alta energia.

In attesa di svelare il canto della galassia, Nemo ha fornito un’occasione unica di “spiare” le voci dei capodogli per la profondità a cui è stata fatta la registrazione e per la varietà e chiarezza dei suoni registrati. Si pensava che questi cetacei, lunghi fino a 20 metri e che possono raggiungere un peso di 50 tonnellate, fossero stati decimati dalle spadare e dalle reti pelagiche. La loro presenza nel Mediterraneo è invece in significativa ripresa.

Sono stati registrati ogni due giorni dai tre ai cinque esemplari, che dialogano tra loro o viaggiano fino a mille metri di profondità per catturare calamari giganti. I capodogli, come i delfini, sono dotati di biosonar e sono quindi in grado di “ecolocalizzare”, cioè di orientarsi, localizzare prede ed evitare ostacoli attraverso l’eco proveniente dai segnali che emettono. Questi segnali, chiamati click, sono più numerosi quando i cetacei sono in gruppo e rappresentano una sorta di comunicazione tra di loro. (an.c.)

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