I libri li stampiamo noi

Laurearsi senza dover spendere migliaia di euro per pagare i testi sarà possibile. I tempi? Difficile valutarlo ma la prospettiva è rosea. Già da qualche anno le università private come la Bocconi e la Luiss hanno intrapreso la strada dell’editoria, aperta sia ai propri docenti che a soggetti esterni. Da alcuni anni, precisamente dal 1988, invece è apparsa sullo scenario editoriale l’unica università italiana che si stampa i libri da sola: “La Sapienza” di Roma, struttura voluta dall’allora Rettore Ruberti. Un lavoro di editoria svolto completamente al proprio interno, dalla pre-stampa al prodotto finale, con macchinari di ultima generazione e una politica economica che ha un unico obiettivo: fornire prodotti di qualità abbattendo i costi per l’utente finale. Dieci persone impiegate, una tiratura media di 1000 copie per titolo. E a proposito di titoli l’impegno a stampare testi di contenuto scientifico che altrimenti nessuno pubblicherebbe ma indispensabili per studiosi e studenti, ma anche manuali, monografie e convegnistica. Una politica non lucrativa per permettere di risparmiare, si, ma quanto? Alla domanda risponde il direttore della Casa Editrice Università “La Sapienza” Luigi Migliaccio: “Tanto da rendere i nostri libri competitivi anche rispetto alle fotocopie, una politica per migliorare l’accesso degli studenti al prodotto su cui deve studiare e proteggere i libri universitari dal mercato delle fotocopie, ancora largamente in voga. Esiste un mercato fortemente viziato dai ricarichi, specialmente per ciò che riguarda i testi di medicina”. L’ultimo testo pubblicato è una raccolta di 14 interventi (che hanno per tema il conflitto tra etica e ricerca, si intitola ‘Biologia moderna & visioni dell’umanità’. Un dibattito serrato in cui i ricercatori sostengono che la ricerca non può essere targata, deve rimanere libera, mentre l’etica vorrebbe imbrigliarla, in un meccanismo che tende a tranquillizzare l’opinione pubblica. Spiega il Rettore dell’Università Giuseppe D’Ascenzo dalla quarta di copertina: “il concetto di progresso generale è stato sostituito da quello più limitato di sviluppo, che non prevede necessariamente un parallelo miglioramento della qualità della vita o della giustizia sociale. Non deve sorprendere allora che molti avanzamenti scientifici continuino a essere fonte di controversie e dibattiti”. Allora è proprio l’Università il soggetto predestinato, in quanto centro di cultura e conoscenza, a dover favorire questo confronto teso a trovare una mediazione ideale tra libertà della ricerca scientifica e rispetto della dignità umana. Come ha affermato anche Philippe Busquin, Commissario Europeo per la Ricerca: “E’ necessario controllare il progresso scientifico e tecnico per essere sicuri che i cittadini possano trarre vantaggio dalle scoperte”. Un testo che Migliaccio vedrebbe bene distribuito nei licei, in modo che i giovanissimi possano confrontarsi con i grandi problemi delle Scienze della Vita, per acquisire consapevolezza e senso critico. Una struttura fortemente orientata all’utente, prova ne è che da un paio d’anni si stampano qui, nel palazzo delle segreterie, anche libri in braille per gli 80 studenti non vedenti dell’Università. La macchina disponibile permette di stampare 600 pagine in braille l’ora, un lavoro lungo dal momento che una pagina stampata sviluppa 3-4 pagine braille. “I tempi per un libro in braille variano da una settimana ad un mese, con una persona che segue il lavoro 8 ore al giorno. Abbiamo richieste di ogni tipo, e ora stiamo mettendo a punto una tecnica per venire incontro anche agli studenti non vedenti che hanno bisogno di testi di matematica. Nel 2002 abbiamo stampato in braille 20 libri, nel 2003 circa 40, il lavoro in questo settore sta crescendo in maniera esponenziale. Anche perché il sistema che usiamo permette di tradurre qualsiasi libro, anche se non è fornito in formato digitale”, conclude Migliaccio.

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