I mali oscuri delle alluvioni

Maltempo, alluvioni, straripamento di fiumi. Il 2002 non sarà certo ricordato per le condizioni meteo favorevoli. Da gennaio a luglio, infatti, sul Vecchio Continente si sono abbattute otto grandi alluvioni, che hanno provocato 93 morti su un totale di 336 mila persone colpite, con danni per circa 480 milioni di euro. Ad agosto, poi, la situazione è sensibilmente peggiorata: stime provenienti da varie fonti riportano che le “alluvioni estive” hanno causato la morte di oltre 100 persone in Germania, Russia, Austria, Ungheria, Repubblica Ceca, con una perdita economica nell’ordine di 20 miliardi di euro in danni alle infrastrutture pubbliche, quali strade, linee ferroviarie, linee elettriche, sistema idrico e di eliminazione delle acque di scolo. E il futuro non è roseo: i meteorologi prevedono un aumento delle precipitazioni estreme nei prossimi anni. Un trend la cui curva si è decisamente impennata negli ultimi 25 anni. Da quando l’International Disaster Database, una banca-dati che raccoglie tutti i disastri nel mondo dal 1900 fino a oggi, ha registrato 238 alluvioni in Europa. Le conseguenze peggiori nell’ultima decade: 417 mila persone sono rimaste senza casa mentre 1.940 sono decedute.“Questi morti non sono dovuti tutti alle cosiddette cause dirette di un’alluvione (annegamento, infarto e ferite)”, spiega Bettina Menne, responsabile del Centro Europeo Ambiente e Salute dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) di Roma. “Molti decessi, infatti, sono provocati indirettamente dalle alluvioni e riscontrabili solo nel medio lungo periodo”. Tra queste cause sicuramente i suicidi: la perdita dell’abitazione, degli affetti o dei punti di riferimento della vita sociale (pub, parrocchie e centri sportivi) possono causare profonde depressioni. Dati di una recente indagine statunitense, raccolti 36 mesi prima e 48 mesi dopo un disastro, mostrano un incremento notevole dal punto di vista statistico dal 12,1 al 13,8 per 100 mila persone nei tassi di suicidio in seguito ad alluvioni. Ma i disturbi psicologici possono portare anche a cause più “leggere”: irrequietezza, difficoltà nel dormire e ipocondria. Molte statistiche, infatti, registrano un aumento del 50 per cento delle visite dal medico di base, anche quando il paziente gode di buona salute. “In questo caso”, continua Menne, “il medico di famiglia gioca un ruolo determinante. Per questo dovrebbe essere formato affinché possa essere un valido supporto psicologico”.Oltre ai problemi della psiche numerose sono le malattie infettive. Disturbi gastrointestinali, dermatiti, congiuntiviti sono frequenti nelle zone alluvionate. L’incidenza delle malattie già riscontrate anche prima del disastro potrebbe aumentare a causa delle scarse condizioni igienico-sanitarie (guasti alle fogne o rottura dei filtri di depurazione) e dell’affollamento dei senzatetto. Oppure dell’avvelenamento, causato dalla rottura di condotti sotterranei, dalla fuoriuscita di scorie tossiche da impianti industriali, e dal rilascio di sostanze chimiche conservate nel terreno. Emblematico è il caso del Danubio. Nel gennaio 2000, la rottura di un argine della miniera d’oro rumena “Baia Mare”, riversò nel fiume composti di cianuro. Prima ancora in Finlandia e in Repubblica Ceca la poca igiene aveva lasciato il segno. Nel Paese scandinavo, tra il 1998 e il 1999, furono registrate 13 epidemie di infezioni trasmesse attraverso l’acqua che colpirono circa 7.300 persone. Nell’ex Paese filo sovietico, invece, un’epidemia di leptospirosi, una malattia che si trasmette attraverso l’urina dei ratti o di altri animali, venne riscontrata dopo l’alluvione del 1997.

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