I rischi di una spedizione su Marte

Di una missione con equipaggio su Marte, uno dei temi più classici dei racconti di fantascienza e non solo (vedi Galileo: Chi vuole fare le vacanze su Marte?), si parla ormai da molto: ma quali sono i possibili rischi di un viaggio del genere? Un report, pubblicato sul numero di Science di questa settimana, fornisce nuove, importanti informazioni per quanto riguarda le radiazioni a cui sarebbero esposti gli astronauti durante la spedizione.

Gli studi effettuati finora avevano fornito pochi dati utili per eventuali stime del genere, in quanto eseguiti soltanto su veicoli privi di uno scudo protettivo, fondamentale invece per proteggere gli esseri umani in qualsiasi tipo di missione che si avventuri nello spazio profondo. Spedizioni di questo tipo possono infatti impiegare anni, esponendo chiunque sia a bordo a grandi quantità di radiazioni.

In particolare, sono due i tipi di radiazione potenzialmente dannosi per la salute degli astronauti: i raggi cosmici galattici (Gcr) e le particelle energetiche solari (Sep), connesse a brillamenti ed espulsioni di massa coronale dalla nostra stella. La quantità di radiazione è solitamente misurata in Sievert (Sv) e già in passato alcuni studi hanno mostrato che l’esposizione a 1 Sv è solitamente associata a un aumento del 5% della probabilità di contrarre un cancro potenzialmente fatale. Senza contare gli eventuali danni al cervello (vedi Galileo: Cervello in pericolo con i viaggi nello Spazio).

Il team, guidato da Cary Zeitlin del Southwest Research Institute (Boulder, Colorado) ha invece monitorato le quantità di radiazioni pervenute al Mars Science Laboratory (Msl), la missione che ha portato il rover Curiosity sul suolo marziano nell’agosto del 2012, dopo un viaggio di 253 giorni e 560 milioni di chilometri. Durante tutto il lungo tragitto di Msl, protetto da uno scudo simile a quello che potrebbe essere usato per missioni con equipaggio, un dispositivo chiamato Radiation Assessment Detector (Rad) ha effettuato misure dettagliate delle possibili dosi di radiazioni cui sarebbero sottoposti gli astronauti in una eventuale spedizione. Zeitlin e colleghi si sono poi occupati di elaborare i dati ottenuti, mostrando come la quantità di radiazioni assorbita da un essere umano in un viaggio andata e ritorno dal pianeta rosso corrisponderebbe a circa 0.66 Sv, una buona parte del valore (inferiore a 1Sv) fissato come standard tollerabile da parte delle agenzie spaziali. E  questo senza considerare il tempo trascorso su Marte.

“Se parliamo di radiazioni assorbite, è come sottoporsi a una tomografia computerizzata di tutto il corpo ogni cinque o sei giorni” ha commentato Cary Zeitlin, “ma comprendere l’ambiente radioattivo all’interno di un mezzo che trasporta esseri umani su Marte o su altre destinazioni è fondamentale per progettare le missioni future”.

Molto lavoro c’è ancora quindi da fare prima di poter mandare i nostri astronauti sul pianeta rosso, ma lo studio di Zeitlin e colleghi è un chiaro passo avanti, che aiuterà gli scienziati a migliorare la tecnologia degli scudi protettivi per far si che i veicoli siano il più sicuri possibili per gli esseri umani.

Riferimenti: Science doi: 10.1126/science.1235989

Credits immagine: NASA/JPL-Caltech 

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