I robot li programmano gli studenti

A programmare i robot, i nostri studenti se la cavano davvero bene. Meglio di tutti gli altri, a dir la verità. Tanto che in una importante gara internazionale di programmazione robotica spaziale – Zero Robotics – hanno occupato tutti e tre i gradini del podio. 

Creato nel 2009 dal laboratorio di Sistemi Spaziali del Mit (Massachusetts of Technology), il concorso Zero Robotics ha permesso a studenti americani ed europei di misurarsi con la programmazione degli Spheres (Syncronised Position Hold, Engage, Reorient, Experimental Satellites): mini-satelliti della grandezza di una palla da bowling che la Nasa utilizza all’interno della Stazione Spaziale Internazionale (Iss) per il collaudo di manovre d’orbita, operazioni d’attracco, manutenzione e assemblaggio di satelliti. 

Dedicato inizialmente solo alla scuole americane, nell’edizione Zero Robotics 2011, grazie al coordinamento del Politecnico di Torino, il concorso si è allargato anche a 20 istituti europei (undici italiani, otto tedeschi, uno inglese; quelli statunitensi sono stati 129). In particolare, ai duemila studenti partecipanti è stato chiesto di immaginare una crisi energetica del pianeta, e di programmare gli Spheres affinché fossero in grado di prelevare Elio-3 da un asteroide

La competizione si è svolta in varie fasi durante le quali le squadre, scontrandosi in una serie di simulazioni di manovre, acquistavano un certo punteggio a seconda delle evoluzioni più o meno complesse che i satelliti riuscivano a compiere. Tre istituti italiani – ITIS Avogardo di Torino, ITIS Olivetti di Ivrea, ITIS Pininfarina di Moncalieri – accorpati in macro-team ad altre scuole europee, sono giunti in finale. Quest’ultima gara si è tenuta il 23 gennaio a Noordwijk, in Olanda, alla sede dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa): qui i ragazzi hanno potuto vedere i loro programmi operare in diretta, eseguiti dalla Stazione Spaziale e con veri satelliti-robot. Qual è stato l’ingrediente in più che ha aperto la strada al successo? Il gioco di squadra e la capacità di cooperare con le alleate europee.

Credit per l’immagine: Nasa

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