I segreti dell’effetto placebo

Una pillola senza alcun principio attivo, una semplice caramella di zucchero. E’ il placebo. In realtà, molto di più che un innocente zuccherino. Nel corso della storia della medicina a poco a poco gli scienziati si sono avvicinati alla comprensione dei misteri molecolari dell’effetto placebo, una miscela chimica fatta di suggestione e desiderio di guarigione, aspettative e fiducia nel proprio medico o in una terapia. Una sofisticata rete di molecole si nasconde dietro i rapporti inesplorati tra mente e corpo. Ma come agisce un placebo? E quanto incide nel processo di guarigione? Ne abbiamo parlato con Fabrizio Benedetti, ricercatore presso il Dipartimento di neuroscienze dell’Università di Torino, che ha condotto una ricerca promossa dagli National Institutes of Health (Nih). Obiettivo del progetto partito l’anno scorso: indagare il fondamento scientifico dell’effetto analgesico del placebo. Da anni Benedetti si interessa di questo e ha pubblicato i risultati delle sue ricerche sulle maggiori riviste internazionali, da Lancet al Journal of Neuroscience. Galileo lo aveva intervistato quando il progetto del Nih era agli inizi. I primi risultati sono arrivati prima del previsto e abbiamo incontrato nuovamente il ricercatore torinese.

Professor Benedetti, può illustrarci brevemente il meccanismo d’azione del placebo?

“Finora abbiamo identificato due sostanze endogene implicate nell’analgesia da placebo, gli oppiati endogeni (Oe) e la colecistochinina (Cck), che permettono di modulare la risposta placebo in due sensi opposti. Gli oppiati endogeni sono liberati, nel nostro cervello, in seguito a una complessa attività mentale che include l’aspettativa, la fiducia e il desiderio di guarire. Queste sostanze si vanno a legare a dei recettori nel cervello e inducono una riduzione della sintomatologia dolorosa. La colecistochinina ha invece un effetto opposto. Questa sostanza, infatti, frena la risposta placebo”.

E’ possibile anche controllare l’effetto placebo?

“Più colecistochinina c’è, minore è la risposta placebo. Noi abbiamo bloccato i recettori della colecistochinina con un farmaco antagonista e abbiamo visto che la risposta analgesica al placebo era molto maggiore”.

Al recente convegno dell’American Association for the Advancement of Science a Boston, lei ha presentato un video che ha particolarmente interessato l’audience. Di cosa si è trattato?

“Ultimamente abbiamo iniziato a studiare anche il morbo di Parkinson e a Boston ho presentato un video, dove il cervello di un paziente malato di Parkinson viene sottoposto a una stimolazione elettrica, in grado di alleviare i sintomi della malattia, come i tremori muscolari. Quando il paziente viene stimolato senza saperlo, la stimolazione è inefficace. Al contrario, se il paziente sa di essere stimolato, la stimolazione diventa efficace”.

Ma quanto può influire, dunque, l’effetto placebo nel trattamento di malattie, non solo nell’ambito di terapie da tempo consolidate, ma anche con le cosiddette terapie non convenzionali?

“Quando parliamo di placebo, parliamo di contesto intorno al paziente: siringhe, ospedali, dottori, macchine complesse, e chi più ne ha più ne metta. In altre parole, il contesto in cui avviene la terapia ha un’importanza fondamentale e questo è vero sia per le terapie convenzionali che per quelle non convenzionali”.

Gli Nih si stanno occupando comunque di indagare la scientificità delle medicine alternative.

“Gli National Institutes of Health ha istituito il Centro nazionale per la medicina complementare e alternativa (Nccam), che si occupa di verificare certe medicine alternative. Ma io non mi occupo di medicina alternativa ed è bene sottolineare che il placebo non ha nulla a che fare con la medicina complementare e alternativa. Quello che posso dire è che sicuramente il contesto è importantissimo, per qualsiasi trattamento medico. Ci stiamo avvicinando a comprendere cosa succede nel cervello del paziente durante l’interazione con il suo terapeuta. Sia esso un dottore, uno psicologo o uno stregone”.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here