Categorie: Vita

I topi cantano per amore

Mai come in primavera siamo abituati a sentire il canto degli uccelli. Come questi animali però ce ne sono tantissimi altri che emettono ugualmente suoni e per così dire “canzoni”, che per noi risultano però impercettibili. I topi per esempio producono incredibili vocalizzazioni ultrasoniche (Usvs), che variano rispetto alle condizioni sociali in cui si trovano. Secondo un recente studio della Duke University, pubblicato nella rivista scientifica Frontiers of Behavioral Neuroscience, infatti, gli esemplari maschio di topo generano sequenze vocali sorprendentemente complesse nel rituale del corteggiamento. La nuova ricerca basata sull’analisi di questi processi rappresenta un importante passo avanti nella comprensione delle USVs, che da tempo interessano i neuroscienziati. Ma non solo. La scoperta infatti nasconde risvolti inaspettati di estrema importanza: comprendere il filo rosso che unisce questi suoni ai contesti sociali infatti potrebbe aiutare a fare luce sui meccanismi che inducono a deficit nelle comunicazioni sociali per alcuni dei disordini dello spettro autistico.

In natura esistono differenti specie animali che utilizzano le vocalizzazioni come strumenti sociali. Il linguaggio animale è infatti articolato e nasconde spesso precise strategie, come il corteggiamento. Secondo quanto riportato da un recente studio effettuato da due ricercatrici del Program in Neurobiology and Behavior, per esempio, molte specie aviarie sono in grado di formulare e riconoscere vocalizzazione complesse per la comunicazione con altri esemplari.

Se però le sequenze canore degli uccelli possono essere percepite dal nostro orecchio poiché emesse alle giuste frequenze, non è lo stesso per quelle generate dai topi, non altrettanto elaborate ma comunque importanti. Proprio su queste vocalizzazioni ultrasoniche si sono concentrati gli studi del gruppo di ricerca della Duke University, finalizzati a comprendere come queste siano modulate rispetto ai differenti contesti sociali.

Guidati da Jonathan Chabout, i neuroscienziati statunitensi hanno posto un gruppo di topi in differenti situazioni sociali, per analizzare le sequenze emesse. Grazie a un nuovo approccio computazionale, sono stati così in grado di studiare le dinamiche tra le diverse sillabe in una data sequenza. I risultati mostrano che queste sillabe sono a volte scandite seguendo un tempo musicale preciso e secondo dati pattern. Come per i cuccioli che chiamano le loro madri, così gli esemplari maschio emettono canzoni più elaborate e con toni più forti quando sentono l’odore delle femmine senza vederle. Al contrario quando si trovano in loro presenza, producono suoni più lunghi e semplici.

“Pensiamo che passino a emettere vocalizzazioni più semplici così da conservare energia per cacciare e cercare di corteggiare la femmina allo stesso tempo”, afferma Erich D. Jarvis, co-autore dello studio e membro del Duke Institute for Brain Sciences. “È incredibile pensare a quanto articolate e differenziate possano essere le vocalizzazioni prodotte dai topi, che peraltro sappiamo essere meno complesse di quelle emesse da uccelli e dalla nostra specie”.

Altrettanto incredibile sembra essere la reazione degli esemplari femmina, che prediligerebbero generalmente coloro che producono suoni più articolati. Tutte le registrazioni effettuate durante lo studio sono ora disponibili su MouseTube, una piattaforma web creata dall’Istituto Pasteur di Parigi, il cui intento è quello di raccogliere più studi possibili sull’argomento così da avere un costruttivo e immediato confronto diretto. Se quindi da una parte la ricerca ha rivelato quali siano le ragioni che spingono i topi a emettere date sequenze musicali, rimangono ancora sconosciuti i meccanismi che regolano questi processi. Il prossimo step sarà infatti quello di comprendere il ruolo dei geni e delle diverse aree cerebrali responsabili.

Riferimenti: Frontiers of Behavioral Neuroscience doi: 10.3389/fnbeh.2015.00076

Credits immagine: Francois Michonneau/Flickr

Simone Valesini

Giornalista scientifico a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. Laureato in Filosofia della Scienza, collabora con Wired, L'Espresso, Repubblica.it.

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