Piombo, arsenico, cromo e cadmio avvelenano i fondali del Mar Mediterraneo. E’ quando denuncia oggi un comunicato di Legambiente. L’associazione ambientalista dopo aver rielaborato i dati raccolti dal Ministero dell’Ambiente precisa che anche se la concentrazione di queste sostanze non è una minaccia diretta per le persone, può diventarlo attraverso la catena alimentare. Di più: negli anni c’è stato un peggioramento generalizzato, soprattutto nei ‘punti bianchi’, quelle zone cioè che sono un indicatore della salute del mare. Come la zona del castello di Miramare nel Friuli, un’area protetta ma contaminata e, in Liguria, le spiagge di Arenzano e Cogoleto le sostanze vengono riversate nel mare dalla Luigi Stoppani Spa, un’azienda chimica ultracentenaria della Val Lerone che produce bicromati. E ancora, nei pressi di S. Antioco in Sardegna, ci sono valori di cadmio che superano trenta volte il limite massimo (3.500 microgrammi per chilo contro 150 mg/Kg). In Campania sono inquinate dagli scarichi fognari abusivi le foci dei fiumi Sarno e Volturno, e ancora a Capo Rizzuto in Calabria e nella parte nord dell’Isola d’Elba in Toscana c’è un eccesso di arsenico; l’isola di Zannone, che rientra nell’area marina protetta delle Isole Pontine, nel Lazio, ha un eccesso di cromo e mercurio. “I problemi del mare non conoscono oasi” conclude Sebastiano Venneri, responsabile mare di Legambiente. “La tutela di questa risorsa non può limitarsi alla definizione delle aree marine protette, ma ha bisogno di politiche costanti e continuative”. (p.c.)
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