Identificate le quattro possibili “case” di ‘Oumuamua

Oumuamua
Credits: ESO/M. Kornmesser
Oumuamua
Credits: ESO/M. Kornmesser

‘Oumuamua telefono casa”. La strana cometa di forma cilindrica che lo scorso novembre era entrata nel nostro Sistema solare forse ha trovato la casa a cui tornare. Anzi, sono ben quattro e sono tutte stelle nane. La ricerca, accettata per la pubblicazione sulla rivista Astronomical Journal, è stata realizzata da un team internazionale guidato da Coryn Bailer-Jones dell’Istituto Max Planck per l’Astronomia.

Ve lo ricordate?
‘Oumuamua, in hawaiano “il primo a giungere”, aveva subito attirato l’attenzione degli astronomi di tutto il mondo: è stato il primo oggetto proveniente dall’esterno del Sistema solare – ha un’orbita iperbolica, quindi aperta – a essere studiato. È stato notato per la prima volta a novembre dello scorso anno dal telescopio Pan-STARRS, sull’isola di Maui, appena in tempo: in quel momento, infatti, era già in fase di allontanamento dal sole con una velocità di 30 km/s. ‘Oumuamua è balzato agli onori delle cronache anche a causa della sua forma particolare, di cui al momento non si conoscono eguali: un cilindro lungo quattrocento metri e largo appena un decimo, di colore bruno-rossastro. Una specie di sigaro spaziale, insomma.

Asteroide o cometa?
Cometa. Ma ci siamo arrivati dopo diverse ipotesi. Per chi se lo fosse perso, riassumiamo qui la storia della classificazione di ‘Oumuamua. All’inizio era stato classificato come una cometa, di cui aveva le proprietà chimiche e i parametri termici, salvo poi notare l’assenza della coda. La coda delle comete è una scia di plasma e gas sublimati causata dalla vicinanza dell’oggetto al Sole. ‘Oumuamua non solo non aveva la coda, il tratto caratteristico delle comete, ma non mostrava neanche attività di alcun tipo sulla sua superficie, né la presenza di acqua o ghiaccio. Pare avesse una composizione densa e solida, principalmente roccia e metallo, che aveva portato i ricercatori a classificarlo come un asteroide interstellare. Poi, uno studio guidato da Marco Micheli dell’Agenzia Spaziale Europea aveva messo fine alla questione, mostrando una discrepanza – di ben centomila chilometri – fra la previsione sulla traiettoria dell’oggetto e il dato reale. Il presunto asteroide si trovava più avanti rispetto a dove avrebbe dovuto essere se a guidarlo fosse stata solo la forza gravitazionale del Sole. L’unica spiegazione possibile era, per l’appunto, che fosse una cometa: la luce, colpendolo, provocava il rilascio di gas nella direzione del Sole, che generavano la spinta che lo aveva spostato dalla sua posizione teorica. Ma allora perché niente coda? Alan Fitzsimmons e colleghi, usando i dati del telescopio Herschel, alle Canarie, avevano scoperto che ‘Oumuamua era ricoperto da un sottile strato di materiale organico, una crosta dovuta probabilmente alla prolungata esposizione ai raggi cosmici. Un guscio spesso mezzo metro, ma sufficiente a ridurre al minimo il rilascio di gas e quindi mascherare la natura di ‘Oumuamua. Probabilmente una cometa quindi, anche se l’ipotesi più affascinante (seppur totalmente priva di riscontri scientifici) rimane quella della navicella spaziale o, ancora meglio, del Cilindro di O’Neil.

Dimmi dove vai
E scoprirò da dove vieni. Studiare la traiettoria della cometa ‘Oumuamua potrebbe darci informazioni importanti sul suo sistema di provenienza e sui meccanismi di formazione di pianeti. I dati suggeriscono che un pianeta gigante in rotazione attorno alla sua stella abbia espulso ‘Oumuamua più di un milione di anni fa. Già, ma quale stella? Scoprirlo non è semplicissimo. Non è la prima volta che i ricercatori hanno provato a tracciare il percorso della cometa fino alla sua origine, ma questa volta hanno usato una risorsa in più. In questa occasione sono stati i dati forniti dalla sonda Gaia, dell’Agenzia Spaziale Europea, hanno fatto la differenza. Il programma Gaia è nato per raccogliere dati sui miliardi di stelle della nostra galassia, la Via Lattea. “Con i dati di Gaia abbiamo una migliore comprensione di quanto siano lontane le stelle della galassia e di come si muovono. Questo rende il tracciamento di oggetti come ‘Oumuamua molto più accurato” ha dichiarato Alan Jackson a Nbc News, un astronomo dell’Università di Toronto che non era coinvolto nella ricerca. Gli astronomi hanno considerato i dati di sette milioni di stelle, raccolti da Gaia, più altre 220 mila descritte in letteratura. Dopo alcuni calcoli dettagliati hanno identificato le quattro stelle nane da cui ‘Oumuamua può aver avuto origine tra uno e sette milioni di anni fa. Oggetti come la cometa ‘Oumuamua sono molto difficili da individuare e tracciare. Il nostro sistema solare è attraversato da un asteroide interstellare circa una volta l’anno. Lo spazio è enorme, ma lo è anche il numero di questi oggetti espulsi da altre stelle. Per scoprirne uno bisogna osservare tutta la volta celeste, tutte le sere e con un dettaglio elevato. Tuttavia, Alan Jackson si aspetta di trovare nuovi oggetti come ‘Oumuamua, anche grazie all’aiuto di nuovi telescopi come il Large Synoptic Survey Telescope, attualmente in costruzione in Cile. “Si può immaginare di mandare una sonda su uno di questi oggetti e di farla tornare indietro con un campione”, ha aggiunto Jackson. “Si tratta di un piccolo sasso che viene da un altro Sistema solare, ma che potrebbe dirci molto sul nostro”.

 

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