Idrocarburi di profondità

Potrebbero esserci nuovi giacimenti di idrocarburi nelle profondità della terra. Questo è quanto sostengono, in un articolo pubblicato sui Proceedings of The National Academy of Sciences, Russel Hemely del Carnegie Institution’s Geophysical Laboratory, Washington DC (Usa). Attualmente, sia il petrolio che i gas naturali, vengono trovati a profondità di 5 – 7 chilometri, ma gli scienziati americani sono convinti che a profondità maggiori, tra i 20 e i 60 chilometri, potrebbero esserci nuovi giacimenti. Questi idrocarburi si formerebbero dalle reazioni tra acqua e roccia (materie inorganiche) e, non, come gli idrocarburi oggi estratti, dalla decomposizione di organismi viventi (materia organica). Per confermare il tutto, sono stati condotti alcuni esperimenti, atti a ricreare le condizioni ambientali presenti nella profondità terrestre. Usando piccole celle di diamante, insieme ai normali materiali della crosta terrestre, ossia ossido di ferro, calce e acqua, a una pressione pari a circa 70 mila volte quella atmosferica e a temperatura di 2.500 gradi centigradi, i ricercatori hanno rilevato la formazione di metano, il maggior idrocarburo presente nella crosta terrestre, da cui si estrae gas naturale e che, spesso, si accompagna al petrolio. Questo studio è importante, come sostiene Freeman Dyson dell’Università di Princeton, non tanto perché potrebbe chiarire la questione se l’origine del petrolio sia inorganica o organica, ma perché dà alla scienza uno strumento per affrontare, sperimentalmente, il problema dell’esaurimento delle risorse, con molte implicazioni per l’ecologia e per l’economia futura dell’intero pianeta. (a.l.)

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