Il buco nero con l’intruso

Sembra impossibile, eppure anche i buchi neri, che evocano per antonomasia l’idea di buio, possono essere oscurati. Almeno stando a quanto riportano su Science gli scienziati dell’Instituto de Astrofísica de Canarias, coordinati da Jesus Corral-Santana, che osservando un sistema binario distante 5000 anni luce dalla Terra, formato da una stella e da un buco nero, hanno rivelato la presenza di un oggetto imprevisto che, per l’appunto, “oscura” parzialmente il buco nero.

Gli scienziati, incuriositi da alcune osservazioni del satellite Swift della Nasa, che a gennaio 2011 aveva individuato un sistema binario X (cioè che emette radiazione nella lunghezza d’onda dei raggi X) nella Costellazione della Vergine, hanno deciso di studiare più da vicino Swift J1357.2-0933, questo il nome del sistema, servendosi dei telescopi Isaac Newton e William Herschel nell’Isola di La Palma. La loro intuizione è stata giusta: il sistema binario, il cui periodo orbitale dura meno di tre ore, si è rivelato un esemplare molto interessante da studiare.

La particolarità di J1357 rispetto ai sistemi analoghi già conosciuti sta nel fatto che contiene, oltre alla stella e al buco nero della dimensione di circa tre masse solari, un “intruso”. Si tratta di una struttura verticale, finora mai osservata, che si erge al centro del disco di accrescimento del sistema, cioè di quella zona dove risiede il materiale che cade nel campo gravitazionale di J1357. Rispetto agli osservatori terrestri, lo strano oggetto si trova proprio davanti al buco nero e quindi “oscura” parzialmente la radiazione emessa dal sistema: gli scienziati, studiando le anomalie nello spettro luminoso ricevuto dai telescopi, sono stati in grado di ricostruirne precisamente forma, posizione e dimensione. La prossima sfida degli scienziati, sostiene Corral, è di comprendere cosa sia esattamente l’oggetto, perché si trovi proprio lì e se strutture simili siano presenti in altri sistemi binari analoghi.

Riferimenti: Science doi:10.1126/science.1228222

Credits immagine: Gabriel Perez Diaz, Instituto de Astrofisica de Canarias (Servicio MultiMedia)

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