Il censimento dei buchi neri

Veri e propri mostri cosmici, i buchi neri sembrano essere molto più numerosi di quanto si pensasse: lo svelano le immagini raccolte dal satellite Chandra, che ha osservato due piccole regioni del cielo per 23 giorni. Analizzando i dati raccolti, l’astronomo Neil Brandt della Pennsylvania State University, Usa, e Günther Hasinger del Max Planck Institute, Germania, hanno individuato circa 600 sorgenti di raggi X riconducibili alla presenza di buchi neri supermassivi, ossia con massa superiore a un milione di volte quella del Sole. Si tratta di oggetti nascosti nel cuore delle galassie, “così come succede nella nostra che ospita, al proprio centro, un buco nero di 2,6 milioni di masse solari”, ha affermato Niel Brandt. Sulla base di quanto raccolto, estendendo i dati all’intera volta celeste, ci si aspetta di trovare circa 300 milioni di buchi neri. Gli astronomi tengono a sottolineare che le sorgenti di raggi X più intense sono presenti nelle regioni più lontane dell’Universo e perdono intensità mano a mano che ci si avvicina alla Terra; questo suggerisce l’ipotesi che i buchi neri evolvano in modo “antigerarchico”, ossia, che nella storia dell’universo siano nati prima i buchi neri grandi e potenti e che solo ora nascano quelli più piccoli. L’immagine che ne risulta è quella di un Universo primordiale estremamente violento che si sta lentamente calmando. (i.a.)

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