Categorie: Società

Il collasso delle società

Jared DiamondCollapse. How societies choose to fail or surviveAllen Lane, 2005pp.576 euro 27,50Il pianeta ha dei limiti, e se l’umanità non li rispetta andrà incontro alla distruzione. Questo il messaggio fondamentale del nuovo volume di Jared Diamond. Dopo che nel precedente – e bellissimo – Armi, Acciaio e Malattie aveva indagato le origine delle società umane, oggi ne prende in considerazione la fine. Non è un libro millenaristico che preannuncia catastrofi prossime venture. Diamond è infatti uno studioso serio, lontano da superstizioni e oscurantismi religiosi, che ha voluto indagare quale sia stato il rapporto che nel passato le società umane hanno avuto con il loro ambiente. In particolare, come si evince dal titolo, analizza soprattutto i fallimenti nel rapporto uomo-natura che hanno portato alla scomparsa, più o meno rapida, di intere civiltà. Gli esempi non mancano: i Maya, gli abitanti dell’isola di Pasqua, diverse popolazioni nordamericane, i vichinghi in Groenlandia, e molti altri che Diamond esamina più o meno nel dettaglio.La tesi fondamentale del volume è che le civiltà debbano necessariamente instaurare un rapporto bilanciato con la natura, e mettere questo equilibrio al primo posto nelle loro priorità. Nel caso si fallisca in questo scopo, la civiltà è destinata al collasso. Gli esempi più semplici da individuare sono quelli di ambienti ristretti e tendenzialmente isolati, come l’isola di Pasqua. Quando vi arrivarono gli Europei, la popolazione era ridotta allo stremo: nessuna foresta, nessun terreno agricolo, impossibilità di fabbricarsi strumenti per la caccia e la pesca, nessun carburante per il fuoco. Tuttavia, alle loro spalle vi era una fiorente civiltà che aveva innalzato gli imponenti moai, statue antropomorfe di decine di tonnellate di peso. Per farlo, e per mantenere una popolazione di diverse migliaia di persone, l’ambiente doveva essere stato molto diverso: era infatti coperto da foreste di palme che fornirono il legname necessario alle opere di ingegneria e a tutti gli altri usi civili. Come si è arrivati alla pressoché completa desertificazione dell’isola? La risposta di Diamond, ottenuta utilizzando dati archeologici, paleobotanici, geologici, nonché le testimonianze raccolte dagli ultimi sopravvissuti, è che un misto di miopia ed egoismo abbia condotto la popolazione di Pasqua alla crisi, in un percorso autodistruttivo che non vi fu la capacità, ma neanche la volontà, di arginare.Ma mentre il collasso dell’Isola di Pasqua fu dovuto quasi esclusivamente a cause umane, sono numerosi i casi in cui è stato l’ambiente a modificarsi costringendo l’essere umano a ritirarsi. I Vichinghi, per esempio, furono “tratti in inganno” da un breve (pochi secoli) periodo di riscaldamento terrestre che aveva reso la Groenlandia ospitale: di fronte all’avanzata dei ghiacci, uno stile di vita basato sull’allevamento non poté resistere, spingendo gli emigrati norvegesi ad abbandonare una terra ormai quasi interamente ricoperta dai ghiacci. Al contrario, gli eschimesi continuano ad abitarla grazie a modelli sociali e culturali meglio adattati a un clima estremamente rigido. Dunque, la sopravvivenza delle civiltà è anche una questione culturale e di memoria del passato. Approfittare di un periodo particolarmente florido senza tenere presente le fluttuazioni ambientali può portare a oltrepassare i limiti che un certo ecosistema pone alla sopravvivenza.Per quanto sia soprattutto un libro di storie passate, il volume di Diamond fornisce materiali per meditare sul presente. Lo stile di vita dei paesi ricchi non è infatti sostenibile globalmente. Il rischio è che trionfi di nuovo una visione a breve termine, sostanzialmente egoista, che squilibri senza appello l’ambiente che ci circonda. Dal passato possiamo imparare tanto: solo grazie a uno sforzo collettivo e coordinato, e a un profondo cambiamento culturale, si può pensare di deviare una corsa che potrebbe portarci in un vicolo cieco in cui già tante civiltà si sono infilate.

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