Il corpo umano spiegato ai bambini

Maria Arcà
Il corpo umano
Carocci Faber
pp.144, euro 10,00

Si cresce perché si mangia, e tutti i bambini, arrivati alla quarta o quinta elementare quando a scuola è giunto il momento di affrontare il corpo umano, questo lo sanno bene. Però, basta domandare loro come immaginano che avvenga il processo di crescita per scoprire quanto sia difficile collegare i passaggi che intercorrono tra il fatto di mangiare e l’esperienza di vedersi più alti di anno in anno, di indossare scarpe e vestiti nuovi perché quelli vecchi non entrano più. Ogni bambino azzarda risposte e tenta interpretazioni, a volte curiose e fantasiose, altre disordinate o confuse, secondo l’immaginario che si è costruito nel corso del tempo. Il lavoro dell’insegnante, secondo Maria Arcà, l’autrice di “Il corpo umano”, un volume della collana “Scuolafacendo” della Carocci Faber da lei stessa diretta, dovrebbe partire proprio da qui, dalle parole dei bambini, dalle loro curiosità, dagli ostacoli che incontrano nel darsi spiegazioni e dalle domande a cui non sanno rispondere, per costruire via via modelli complessi e funzionali di ciò che succede nel corpo per crescere e vivere. Nel volume, secondo l’impostazione comune a tutta la collana, sono riportati schede di approfondimento per i docenti e stralci di conversazioni registrate in varie classi di diverse scuole italiane. Le prime questioni espresse dai bambini seminano in classe le iniziali perplessità: come fa lo stomaco a separare le cose buone e scartare quelle cattive? Chi glielo dice? Come fa la testa a crescere se il cibo lo mandiamo verso il basso? E mentre si elaborano i primi problemi, emergono già nuove domande correlate: come fanno le particelle di cibo a passare nel sangue? Si trasformano in sangue? E le gocce di sangue come fa ad andare in giro per il corpo? Dove escono poi? Rivolto principalmente agli insegnati di scuola elementare, il testo propone un percorso didattico sul significato della digestione, della respirazione e della circolazione del sangue diverso da quello stereotipato approccio frontale in cui ogni lezione si risolve in mero trasferimento di conoscenze dal docente all’alunno sul funzionamento di un certo organo o apparato. L’insegnamento si snoda un percorso articolato, capace di rendere la complessità del corpo umano, le relazioni tra le parti, tra il macroscopico e il microscopico. La metodologia di lavoro suggerita è quella di far riflettere i ragazzi, di stimolarli al reciproco confronto, di plasmare i meccanismi essenziali che sono alla base del nostro organismo attraverso conversazioni aperte, esperimenti, giochi e attività didattiche. I bambini non sono solo ricettacolo di informazioni, ma sono coinvolti in prima persona, diventano loro stessi artefici e protagonisti, sotto la guida dell’insegnante, di conoscenze che evolvono, che si modificano, che vengono prese in considerazione e poi rimesse in discussione, scartate oppure recuperate, fino a che non si raggiunge un’interpretazione valida, soddisfacente e organica. Un metodo che si dimostra efficace dal punto di vista didattico, sia perché vede la partecipazione diretta e divertita degli studenti, sia perché rappresenta un esercizio di educazione al metodo scientifico.

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