Il futuro della Stazione Spaziale Internazionale

    Sono passati 11 anni da quando la Nasa presentava la Stazione Spaziale Internazionale come illaboratorio del futuro: una progetto ambizioso e visionario che avrebbe consentito ai ricercatori di tutto il mondo di effettuare esperimenti in orbita intorno alla Terra alla velocità di 27mila chilometri all’ora. Ebbene, finora più che un gioiello della ricerca l’Iss è stato un mostro mangiasoldi: 150 miliardi di dollari investiti nella sua messa a punto, più di 300mila dollari a chilogrammo. Pochi i risultati: dal 1998, gli esperimenti condotti in orbita hanno generato solo 3100 studi, pochi rispetto agli 11.300 deltelescopio Hubble, giusto per fare un paragone. 

    Ma ora le cose potrebbero cambiare: con l’arrivo di Dragon, la capsula dell’azienda Space X, si è ufficialmente aperta l’era degli investimenti privati nell’avventura spaziale. In più la Nasa, su indicazione del Congresso americano, preoccupato per lo scarso ritorno degli ingenti investimenti, ha affidato la gestione del laboratorio e delle sue attrezzature a un’organizzazione indipendente no profit, il Center for the Advancement of Science in Space (Casis). Il contratto annuale, che vale 15 milioni di dollari, impegna Casis a rilanciare i destini sull’Iss, bilanciando ricerca di base e applicata, e cercando di convogliare sulla Stazione sia soldi pubblici sia privati

    D’altronde il laboratorio orbitante offre delle condizioni davvero uniche per la ricerca: è l’unico luogo dove si può pensare di verificare le condizioni che dovranno affrontare gli astronauti impegnati in lunghi viaggi spaziali, come quello verso Marte. E testare nuovi strumenti per rendere la traversata umanamente possibile. Come la centrifuga disegnata da Satoshi Iwase dell’ Aichi Medical University in Giappone: una specie di cyclette dove l’astronauta oltre a pedalare, attivando muscoli e cuore, viene fatto ruotare intorno a un’asse così da creare una forza centrifuga artificiale. Potrebbe essere la soluzione ai problemi muscolari e ossei causati proprio dall’assenza di gravità. 

    Ma per averne la sicurezza bisogna fare degli esperimenti: per capire quale sia il reale impatto della microgravità sulla fisiologia umana bisognerebbe provarla per 30 minuti al giorno per un periodo di almeno 2 mesi. “L’unico luogo dove possiamo avere condizioni di assenza di gravità per un tempo adeguato è sulla stazione spaziale”, ha detto al NewScientist William Paloski dell’ Università di Houston in Texas. 

    Con i suoi 4mila metri quadrati di pannelli fotovoltaici e connessioni ad alta velocità, l’Iss dovrebbe essere un laboratorio ambito per esperimenti che hanno bisogno di grandi rifornimenti di energia e che maneggiano moli di dati ingenti. Eppure circa un quarto dei banconi rimane ancora vuoto. A frenare i gruppi di ricerca è stata spesso la burocrazia: prima di concedere l’autorizzazione a un esperimento passano mesi se non anni. Troppo, come ha anche sottolineato la National Academy of Sciencesamericana già un anno fa. E questo sebbene già un anno prima fosse stata ingaggiata un’azienda di consulenza per snellire le pratiche amministrative, la ProOrbis

    La salvezza per la Stazione potrebbe venire dai voli spaziali commerciali. Certo hanno poco di scientifico, ma attraggono molta attenzione, anche da parte di privati cittadini. E potrebbero fare da volano per rilanciare l’immagine dell’Iss. Aziende come Space X e Orbital Science potrebbero aiutare la Nasa e i suoi partner a risparmiare soldi nelle operazioni di rifornimento dell’Iss: secondo la prima, per esempio, ogni lancio potrebbe costare circa 55 milioni di dollari, una riduzione di due terzi rispetto al costo attuale. Ma anche le navicelle sub orbitali come la SpaceShip Two della Virgin Galactic o il pallone ad elio Zero2Infinity potrebbero risollevare le sorti dell’Iss proponendo dei tour panoramici ad alta quota del laboratorio orbitante. 

    E ci sono molti scienziati che stanno facendo la fila per poter usufruire di questi servizi: il Southwest Research Institute di San Antonio in Texas ha già opzionato biglietti per 1,6 milioni di dollari per un viaggio sulla SpaceShip Two e su un’altra navicella, quella della XCOR Aerospace: brevi incursioni nello spazio durante le quali i ricercatori potranno raccogliere dati preziosi. Così da mettere alla prova le proprie idee prima di proporle per una sperimentazione nella Stazione spaziale

    Insomma, per sfruttare davvero l’enorme potenziale che l’Iss ha per la scienza, l’ultima chance sembra davvero quella di cavalcare l’entusiasmo dei viaggi spaziali

    via wired.it

    Credit immagine a  Creativity+ Timothy K Hamilton

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