Il giorno della protesta

Abiti scuri e velette nere per rappresentare il funerale della ricerca italiana. Così un gruppo di ricercatrici del Consiglio nazionale delle ricerche ha aperto oggi a piazza Montecitorio la protesta contro i decreti che riordinano gli enti pubblici di ricerca previsti dalla riforma del ministro Letizia Moratti. Uno per uno, centinaia di biologi, astronomi, matematici, storici hanno abbandonato di fronte alla Camera dei deputati gli strumenti del loro lavoro: il primo è stato un cervello di vitella, chiuso in un barattolo. E poi provette, camici, micropipette, pubblicazioni, mentre intorno si leggevano frasi come “vendesi dottorato di ricerca” o “l’astronomia non è una Spa”. Contemporaneamente anche a Trieste si è tenuto un sit-in in difesa del Cnr e contro i decreti Moratti che assoggettano la ricerca alla politica, mentre a Torino oltre 200 scienziati si sono riuniti in assemblea per esprimere il loro dissenso. “I decreti di riordino sono strumentali, l’autonomia viene proclamata ma di fatto non esiste”, ha affermato Lucio Bianco, presidente del Cnr, nel corso della manifestazione romana. “Cercherò di dimostrare in sede parlamentare che il lavoro dei ricercatori ha già un rapporto con il mercato, pur lasciando ampio spazio alla ricerca fondamentale”. Secondo la riforma della Moratti, infatti, il riordino dovrebbe assicurare un più forte raccordo tra enti di ricerca, università e mondo produttivo e dovrebbe essere approvato urgentemente. Cioè entro il 30 giugno di quest’anno, altrimenti in base all’art. 34 della Finanziaria 2003 è prevista la soppressione e la liquidazione degli stessi enti. (r.p.)

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here