Il lento declino delle foreste

E’ allarme rosso per le foreste di tutto il mondo. Il secolo appena cominciato potrebbe essere quello del loro declino, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, se non verrà invertito il ritmo con cui attualmente vengono distrutte. Questa amara previsione viene da una nuova ricerca del World Resources Institute (WRI). L’ “Analisi pilota degli Ecosistemi Globali: Ecosistemi forestali” rivela che nonostante la copertura delle foreste nei paesi sviluppati stia crescendo ad un tasso marginale, in quelli in via di sviluppo sta diminuendo di circa 140.000 chilometri ogni anno. Ma non solo: il disboscamento delle foreste – per l’agricoltura o per la costruzione di villaggi – sta innescando forti cambiamenti climatici. Un altro motivo di allarme riguarda la distribuzione degli alberi sul territorio, le loro dimensioni e la trasformazione della maggior parte delle specie animali che da essi dipendono. Gli studiosi hanno considerato le condizioni delle foreste di tutto il mondo basandosi sulla loro capacità di fornire beni e servizi: prodotti come il legno ma anche servizi utili all’ambiente come, ad esempio, la purificazione delle acque, le riserve di carbone e un ricco habitat per la biodiversità. Spesso le foreste vengono sfruttate per la loro capacità di produrre fibre con un valore commerciale. Questo comporta cambiamenti significativi: alberi più giovani, più piccoli e più uniformi, vegetazione più semplice e meno folta e, di conseguenza, riduzione della varietà di uccelli, insetti, mammiferi, piante e funghi che qui trovano il loro habitat naturale. Né a invertire questa tendenza basteranno le piantagioni industriali di legno: ora forniscono poco più del 20 per cento della produzione totale di fibre, ma anche quando aumenteranno – prevede lo studio – non saranno sufficienti a salvare le foreste naturali dallo sfruttamento. (p.c.)

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